Le tensioni create in Albania dal conflitto politico in corso stanno mettendo a serio rischio la prosperità economica del paese, a causa soprattutto dello stop nei piani di espansione e di investimento.
I rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali – come riporta la rivista economica albanese Monitor – sostengono che in seguito a questa situazione la pubblica amministrazione sta limitando i suoi servizi, che le banche stanno congelando i piani di prestito e che le attività commerciali stanno facendo registrare trend negativi.
Nonostante la situazione nel paese, il governo – come spesso successo nella storia albanese in periodi di crisi – ha recentemente firmato contratti e concessioni (Milot-Balldren, Orikum-Dukat e il servizio di laboratorio ospedaliero) che incidono a lungo termine sul bilancio statale e che, soprattutto, non sono inclusi nelle attuali priorità nazionali.
Inoltre, la crisi fiscale si sta aggravando a causa di debiti nascosti nel bilancio statale, i quali rischiano a loro volta di aumentare a causa delle decrescite nei ricavi. Un conto molto salato che la situazione politica del paese – continua Monitor – sta facendo pagare all’economia nazionale.
“Le crisi politiche, per quanto leggere, hanno un prezzo che alla fine l’economia nazionale dovrà pagare. Le conseguenze di quello che sta succedendo ora avranno un effetto a lungo termine.” – ha affermato Arben Shkodra, segretario generale dell’unione dei produttori albanesi.
Tensioni che stanno facendo anche allontanare gli investitori stranieri, come riferito da lir Trimi – direttore esecutivo di AmCham Albania (Camera di Commercio Americana) – a Monitor:
“Nessuno investirà o intraprenderà iniziative commerciali in un paese in cui i rischi politici ed economici sono elevati.
Gli investitori fanno un’analisi dettagliata prima di entrare nel mercato di un paese, controllando tutti i fattori macroeconomici, le politiche fiscali, la forza lavoro e il sistema giudiziario.”
Gli investitori stranieri
L’associazione degli investitori stranieri qualche giorno fa ha presentato i risultati del sondaggio riguardante l’ambiente commerciale nel paese, che hanno evidenziato come per le imprese straniere il peggioramento principale sia stato il clima politico (32 punti con 0 che è il valore massimo) seguito dalla trasparenza nelle procedure governative (38), le leggi e la sicurezza (41) e il sistema per le procedure di appalto pubblico (42).
La stessa preoccupazione è stata evidenziata dalla Camera di Commercio Americana in Albania, che in un sondaggio in aprile aveva indicato come una delle principali preoccupazioni “il clima politico interno”:
“Questo indicatore ha fatto registrare un calo del 3,02% rispetto ad un anno fa, riflettendo la preoccupazione dei membri della Camera di Commercio Americana per il clima in cui stanno lavorando.” – ha aggiunto Ilir Trimi.
Un rischio anche per il turismo
La crisi politica rischia anche di minare l’immagine dell’Albania all’estero soprattutto in ambito turistico, un settore che negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita esponenziale grazie a un numero in continuo aumento di visitatori:
“La situazione è drammatica. I nostri partner all’estero sono molto preoccupati per le cancellazioni che i loro clienti stanno facendo. Non sappiamo di che numero si tratta ma sappiamo che il numero di cancellazioni è molto elevato.” – ha affermato alla rivista Monitor Kasa Rahman, direttore dell’Unione Turistica Albanese che ogni anno collabora con numerose agenzie dei paesi del nord Europa.
Le crisi politiche producono sconfitte fiscali
Tra il 2011 e il 2013, gli ultimi due anni di mandato del governo democratico di Sali Berisha, furono prese diverse decisioni il cui negativo è percepibile ancora oggi. Il governo Berisha, infatti, firmò le prime concessioni di partenariato pubblico-privato (PPP) in alcuni settori, come in quello dei carburanti e quello della scansione doganale, con l’obiettivo di migliorare i settori in questione.
Tuttavia, la qualità del carburante continua ad essere sempre la stessa mentre nelle dogane continua a passare merci illegali nonostante gli scanner doganali. Come se non bastasse, i due contratti di concessione assieme ad altri fecero schizzare il debito pubblico al 70%, ovvero dieci punti percentuali in più rispetto agli standard che dovrebbe avere un paese in fase di transizione.
La stessa situazione si sta ripresentando oggi: il governo Rama ha solo peggiorato il modello concedendo concessioni sotto forma di PPP nel campo della salute, dell’istruzione, delle infrastrutture ecc. In tutti i paesi dell’UE, gli obblighi dei PPP possono raggiungere il 3% del PIL, valore che in Albania ammonta addirittura al 15% attualmente.
Adeguarsi per sopravvivere
Le imprese albanesi, cresciute e passate attraverso numerose crisi politiche, hanno sviluppato diversi modelli che garantiscono la sopravvivenza in situazioni del genere, come descrive Arben Shkodra per Monitor:
“Le imprese vengono gestite evitando le procedure burocratiche con l’amministrazione pubblica e creando piani d’azione, volti ad evitare i canali che minacciano rischi diretti.
In queste situazioni l’attenzione delle imprese volge alle spese di emergenza e alla conservazione dei ricavi, evitando allo stesso tempo piani di allargamento.
Tuttavia, quella attuale è una crisi del sistema democratico, oltre che di quella di routine della politica. Gli individui si sono posti al di sopra delle istituzioni e l’ordine democratico è stato ampiamente compromesso.”
Le conseguenze del malfunzionamento del sistema giudiziario
L’Albania ha avviato una riforma del sistema giudiziario da oltre un anno, che ha lasciato il paese senza organi fondamentali come la Corte Costituzionale e l’Alta Corte.
Questa situazione di debole stato di diritto sta ostacolando la prosperità economica e sta impedendo agli investitori stranieri di entrare nel mercato albanese. Negli ultimi cinque anni, infatti, nessuna grande società si è avvicinata al Paese delle Aquile, mentre alcune già presenti come Bankers Petroleum e Airport Partners hanno ceduto le loro attività nel 2016.
La mancanza dello stato di diritto ha avuto ripercussioni anche nel trattamento delle proprietà, fonte di conflitto per migliaia di famiglie albanesi e che ora sta anche minando lo sviluppo sostenibile del paese.
Inoltre, la situazione attuale ha fortificato organizzazioni criminali parallele allo stato: molte imprese, soprattutto fuori dalle città, oltre a pagare tasse ed imposte sono costrette a pagare “il pizzo” a gruppi criminali in cambio della non violenza.
Le attività delle organizzazioni criminali hanno prodotto una grande quantità di denaro riciclato, che non permette a moltissime imprese e consumatori di competere con queste organizzazioni creando – assieme alla corruzione diffusa a tutti i livelli del governo – una situazione in cui la classe politica divide le entrate con questi “oligarchi economici”, portando ad un benessere sempre minore nei livelli inferiori della società.