A 28 anni di distanza dalle prime ondate migratorie, il popolo albanese continua ancora oggi a preferire le nazioni estere rispetto alla propria terra Natale.
È questa la sentenza dei dati pubblicati dall’INSTAT, secondo i quali negli ultimi sette anni (2011-2017) 330.000 persone si sono allontanate da emigranti dall’Albania.
Nonostante in tantissimi abbiano fatto rientro in patria dal 2000 in poi, il rapporto tra emigrati e rientranti rimane nettamente a favore degli emigrati. Solo nel 2017 il netto è di -14.902 abitanti, risultato della differenza tra gli emigrati (39.905 persone) e gli immigrati (25.003 persone).
Un fattore che, assieme alla decrescita delle nascite, rappresenta la causa principale della riduzione della popolazione totale. Tra il primo gennaio del 2017 e il primo gennaio del 2018, infatti, i dati INSTAT hanno riportato una diminuzione dello 0,2% della popolazione.
Perché l’emigrazione continua
La disoccupazione e gli stipendi non soddisfacenti hanno portato l’emigrazione ad aumentare. L’aspetto più negativo dell’intera faccenda è che almeno la metà della popolazione albanese sta programmando di allontanarsi, in base ai sondaggi effettuati dal ‘Barometro dei Balcani’.
Questo perché, come detto anche dall’esperto d’economia Selami Xhepa, il paese non sembra avere soluzioni a breve termine per i problemi sopraelencati.
La conseguenza principale che ne deriva è la ‘fuga di cervelli’ che sta colpendo soprattutto l’ambito medico. Negli ultimi tre anni sono circa 600 i medici emigrati all’estero, 167 nel 2017. La loro sostituzione sta diventando un problema in quanto avere un medico qualificato comporta almeno quindici anni d’istruzione. Ne deriva che, alcuni ospedali come quelli di Dibra, Përmet e Saranda, si ritrovino in pratica senza personale.
Anche la percentuale di popolazione giovanile emigrante è in aumento, con conseguenze a cui assisteremo tra una decina d’anni: riduzione della forza-lavoro con seguente diminuzione della produttività in ogni settore. Un quadro che non fa ben sperare e che sta portando, tra l’altro, un forte incremento dell’emigrazione clandestina addirittura fino a Canada e Australia.