Una rete di traffico di rifiuti tossici e agenti cancerogeni come l’amianto è stata scoperta oggi dalla polizia albanese.
L’obiettivo finale di questa rete era quello di portare questi rifiuti pericolosi dall’Italia e scaricarli nella città di Vlora dove successivamente sarebbero state interrate. Sono sei gli arrestati finora tra cui una donna di 55 anni.
Lo schema è stato scoperto grazie al controllo nel porto di Valona di un traghetto proveniente da Brindisi dove sono stati sequestrati una quantità significativa di rifiuti pericolosi per l’uomo e per l’ambiente, legalmente vietati in Albania, tra cui amianto e altre fibre con effetti cancerogeni.
Dopo aver ricevuto informazioni operative, la polizia è riuscita a bloccare questo carico senza consentire lo scarico dell’amianto dal traghetto fermato al molo della città costiera.
Fonti confidenziali della polizia di stato affermano che questa non è la prima volta che succede; si sospetta che siano stati completati oltre 15 viaggi, il che significa che i rifiuti pericolosi non scoperti precedentemente dalla polizia sono stati sepolti nel nostro paese.
Grazie alla collaborazione tra la polizia criminale di Valona, la polizia di frontiera, la Procura di Valona e il Ministero dell’Ambiente, sono state scoperte le prime persone coinvolte in questo piano criminale, mentre l’operazione è in corso per individuare il coinvolgimento di altri sospetti. Il traghetto è stato posto sotto sequestro dalla polizia insieme al furgone carico di amianto.
Si sospetta che i rifiuti più pericolosi siano è nascosti dentro a una dozzina di barili con la scritta “ENI”, la compagnia petrolifera italiana con sede a Roma, che per la polizia contengono ” rifiuti pericolosi”, ma non si sa esattamente quali e quanto possono essere pericolosi per la salute. Mentre gli arrestati sostengono che i barili contengono solamente olio per i motori.
Secondo il giornale albanese Shqiptarja.com che ha ricostruito l’intero schema del funzionamento di questa rete basandosi su fonti riservate della polizia, le sostanze pericolose sono state portate in Albania tramite una società di pulizie, “Delfini 1”, che preparava tutta la documentazione, camuffando i rifiuti tossici come prodotti chimici per la pulizia.
Si sospetta che dietro gruppo delle persone arrestate in Albania, ci sia la mafia napoletana, la Camorra, che tra l’altro si occupa anche di rifiuti tossici. In Italia la gestione di questi tipi di rifiuti ha un costo molto alto perciò sembra che la Camorra abbia trovato una rete di persone in Albania per gestirli con un costo più basso.
Gli arrestati saranno indagati dalla Procura di Valona per i reati di “contrabbando di merci proibite “e “traffico dei rifiuti pericolosi”. Inoltre anche alcuni funzionari dello SPAK (procura speciale) sono stati inviati a Valona perché si sospetta che le persone coinvolte facciano parte di un gruppo criminale strutturato.
Carlo Bollino: Uno scandalo nel porto di Brindisi
Un duro commento nei confronti delle autorità di sicurezza del porto di Brindisi arriva da Carlo Bollino noto imprenditore e giornalista italo-albanese:
“Uno scandalo nel porto di Brindisi. Uno scandalo che mi indigna come cittadino italiano e che mi offende come cittadino albanese. Il traghetto di linea S.T Damian diretto a Valona ha potuto lasciare il porto senza alcun intralcio, con la stiva trasformata in discarica di rifiuti tossici!!
In barba alla sicurezza dei passeggeri e di tutti i cittadini del paese di destinazione, dove quei rifiuti sarebbero stati interrati clandestinamente. Lo scandalo è stato scoperto all’arrivo nel porto albanese dalla polizia albanese.
Ma i controlli in Italia esistono ancora? Le autorità di sicurezza del porto di Brindisi sono indifferenti e quindi complici? Oppure tutte licenziate per carenza di fondi?
Queste immagini sono una vergogna nazionale, perché’ dimostrano come i rifiuti tossici (inclusi misteriosi bidoni etichettati Eni e sacchi di amianto) possano varcare le nostre frontiere alla luce del sole e senza alcun controllo e che la sola attenzione sia ormai concentrata sui cittadini stranieri, come se fossero loro il veleno e non l’amianto. Poiché’ questi traffici di solito sono in mano alla camorra aspettiamo di sapere se le mafie abbiano esteso i loro tentacoli fin dentro il porto di Brindisi!”
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