“Cari amici, oggi ha avuto luogo la riunione del governo numero 425 e l’ultima dei due mandati della maggioranza del PD. Grazie alle 7255 leggi, atti normativi e decreti approvati nel corso di queste riunioni e alle centinaia e migliaia di attività nazionali e internazionali, si è trasformata definitivamente la storia, la geografia e il ruolo geo-strategico dell’Albania e degli albanesi.”
Lo status condiviso da Sali Berisha con i suoi 640 mila fan su Facebook, riassume in poche parole il suo intervento nell’ultima riunione del Consiglio dei Ministri lo scorso 5 Settembre e l’immagine che Berisha ha della sua storia politica e proietta all’opinione pubblica.
Il suo ultimo monologo di 100 minuti è stato tutt’altro che un discorso d’addio. In pieno stile berishiano: molto simile ai discorsi del PolitByro di Enver Hoxha, il Primo Ministro uscente ha elencato i traguardi raggiunti non solo nei processi di integrazione euro-atlantica ma anche nell’economia, nell’istruzione, nelle infrastrutture, nella lotta alla corruzione e tutte le altre priorità per le quali era ritornato al potere nel 2005. L’Albania di Berisha esiste sì, ma sulla carta oppure descritta sommariamente e lui continuerà a difendere a gamba tesa questa sua immagine distorta.
Paradossalmente Berisha ha perso le elezioni nel 2013 per gli stessi motivi per cui le ha vinte nel 2005. In due mandati consecutivi, non è riuscito a sconfiggere il fenomeno della corruzione che dilaga nella società e nelle istituzioni. Non ha portato a termine il processo di legalizzazione dell’edilizia abusiva: delle 250 mila procedure aperte, più del 90% sono ancora in corso e il processo si è trasformato in un affare milionario per i funzionari pubblici. Ha fallito anche nella depoliticizzazione dell’amministrazione pubblica e non ha creato più occupazione e opportunità per i giovani e le famiglie.
Molti avrebbero sperato nel suo ritiro dalla scena politica, ma il deputato più anziano del Parlamento albanese e con 8 mandati alle spalle ad agosto ha stabilito un’altro record personale: 145 minuti di nuoto nelle acque dello Ionio, a dimostrazione del fatto che il leader storico dei democratici gode di una salute di ferro.
Inoltre, è sicuro che non farà la fine di Fatos Nano sconfitto alle elezioni del 2005 e defenestrato da Edi Rama che si è imposto come nuovo leader dei socialisti. Dopo le dimissioni da tutte le funzioni di partito, Berisha non solo non si è ritirato, ma ha dettato al PD la linea da seguire: primarie per l’elezione del nuovo Presidente subito e rinnovamento di tutte le strutture in autunno. Le primarie del 22 luglio scorso sono state vinte dal suo delfino, il Sindaco di Tirana Lulzim Basha, e non sono mancate le polemiche da parte di alcuni dirigenti democratici che hanno definito il processo elettorale una farsa.
D’estate, dopo la certezza del tonfo elettorale, il Primo Ministro uscente ha riscoperto la potenzialità comunicativa di Facebook e quotidianamente, com’è nel suo stile, spara a zero nei confronti della nuova maggioranza e del “pittore fallito”, certe volte con supposizioni al limite del ridicolo, delegittimando anche la fondatezza delle sue accuse. Berisha ha stabilito uno degli standard della cultura politica albanese: la demonizzazione dell’avversario, inclusa la sua vita privata, ad ogni costo e con tutti i mezzi a disposizione. Lo ha fatto da oppositore, da governante e certe volte anche da oppositore al governo. È ora che la nuova leadership del Partito Democratico si distingua per un nuovo modo di fare politica e una linea d’opposizione alternativa a quella imposta da Berisha all’intero sistema.
Un’altra eredità di Berisha nella cultura politica albanese riguarda la polarizzazione estrema della società attraverso la relativizzazione della verità e dei fatti oggettivi. Non importa verificare o provare fonti e indizi, importante è fabbricare accuse, sostenerle fermamente in tutte le sedi e gli spazi pubblici e mediatici a disposizione e convincere i propri militanti della loro fondatezza.
Nel 2005 Berisha è ritornato al governo grazie anche alle sue campagne e accuse contro la corruzione dei socialisti e i legami con il crimine organizzato. In verità, l’unica esponente socialista di un certo livello arrestata nel febbraio del 2006, è stata Luiza Hoxha, ex-deputata e ex-Direttrice Generale delle Poste Albanesi, invece gli altri arresti clamorosi sulla corruzione hanno riguardato esponenti del centro-destra. Durante le campagne elettorali degli ultimi otto anni, Berisha ha continuato a coltivare accuse di ogni tipo nei confronti dei suoi avversari politici e con la sconfitta del 23 giugno scorso queste si stanno moltiplicando. In questo modo, Berisha non fa altro che delegittimare se stesso e il suo governo: o queste accuse sono aria fritta o lui ha optato per l’impunità in cambio della sua.
Berisha sarà a lungo attivo in politica e ha promesso che darà battaglia in parlamento alla nuova maggioranza. Fosse per lui lo ritroveremo di nuovo Presidente della Repubblica se i democratici vincono le prossime elezioni. C’è un modo per liberarsene: basta rompere con la cultura politica che ha imposto al sistema come uno dei suoi attori dominanti dal 1991, ma la rottura deve partire dai democratici.