Noto per la spiaggia, per la natura vergine, per l’antica chiesa e per le mura fortificate risalenti ai tempi di Scanderbeg, il capo di Rodoni è entrato nella lista dei siti che attraggono gli archeologi dopo le scoperte dei resti di due navi risalenti a circa 2300 anni fa annegate nelle sue acque.
Altri resti, invece, sono stati ritrovati nel terreno, aggiungendo prove che testimoniano l’esistenza di un’antica città risalente molto probabilmente al IV secolo a.c. Per questo motivo, gli archeologici sperano che almeno una parte di questo territorio si trasformi in un parco naturale, turistico e archeologico in modo da proteggersi da costruzioni e danni che si potrebbero recare all’area.
Le ricerche sulla città antica
Come afferma Reporter.al, gli specialisti sono convinti che il possibile insediamento debba essere ricercato su una delle colline, che attualmente è ricoperta da boscaglia. Il capo Rodoni è una delle zone più attraenti dell’intera costa albanese e si ritiene che sia stato un centro abitato illirico andato completamento perso negli anni.
Gli scavi nell’area furono ispirati, cinque anni fa, dall’archeologo subacqueo Adrian Anastasi, il quale trovò i relitti di due navi. Si ritiene che circa 2300 anni fa, queste navi trasportassero carichi diversi – come mattoni e ceramica fine – verso Durazzo e altre destinazioni del Mediterraneo. Tuttavia, gli esperti ritengono che in principio ci fossero altri numerosi reperti archeologici, e che essi siano stato rubati nel corso degli ultimi 20 anni.
Gli archeologi, nel corse delle ultime settimane, hanno preso in considerazione l’idea che nell’area ci fosse un faro che illuminasse la rotta delle navi quando il buio prendeva il sopravvento. Nel frattempo ha preso piede anche un’altra ipotesi: ovvero la presenza di un monastero, idea ispirata dai resti del monastero di Santa Chiara, dove Mamica, la sorella dell’eroe nazionale Scanderbeg, ha trascorso gli ultimi anni di vita.
Il rischio di danneggiamento
Gli archeologi sperano che le scoperte possano servire come primo passo per rivedere lo staus del capo Rodoni ed evitare in questo modo il rischio di costruzione incontrollata, che ha influenzato in modo significativo le altre parti della costa di Durazzo e che è stata evitata fino ad ora perchè una parte del territorio è di proprietà della chiesa francescana.
L’obiettivo è di quello di tutelare l’intera area facendola diventare un parco naturale e ambientale, con elementi archeologici da visitare ogni stagione dando così un significativo impulso turistico alla zona.