Edi Rama chiede agli Stati Uniti e all’UE di non tollerare più il regime fascista di Berisha. I socialisti porteranno avanti la causa delle elezioni anticipate partecipando in Parlamento e protestando ovunque. Sarebbe una nuova opportunità perché tutte le parti possano essere uguali di fronte alla costituzione.
“Questa è l’Albania della gente comune a cui non è permesso di respirare in libertà sotto un regime fascista, marcio dalla corruzione e difeso con le armi della Guardia repubblicana”, “dove non ci sono due partiti che lottano per il potere, ma soltanto un potere che ha rubato i voti per derubare l’Albania”. “Questa è l’Albania degli tre uomini disoccupati, padri di sei figli rimasti orfani, gente comune di questo paese, uccisi con armi da fuoco in una manifestazione, provocati intenzionalmente dal regime per giustificare l’istituzione del sistema della forza e della paura con l’alibi di un putsch inesistente”. “In nome di questa Albania, chiedo al mondo democratico di rivedere i suoi rapporti con questo regime che noi non tollereremmo nel tentativo violento per far ritornare in questo paese il potere della paura, qualunque sia il prezzo della nostra resistenza pacifica, perché non possiamo mai accettare di cadere nuovamente nel notte buia del partito stato e dello stato partito”. “In nome di questa Albania, chiedo agli Stati Uniti e all’Europa di non tollerare oltre, cose che non tollerano nei loro paesi, di non scegliere la stabilità senza stato di diritto al posto della democrazia funzionale”.È un fiume in piena il leader socialista, Edi Rama, alla conferenza stampa tenuta ieri a seguito della manifestazione omaggio per le tre vittime del 21 gennaio. Nella sala della sede del Partito socialista, in cui settimanalmente tiene il suo “colloquio con i giornalisti”, questo volta sono presenti anche molti media internazionali. Rama parlerà in tre lingue: albanese, inglese e italiano proprio perché ieri, il suo parlare era rivolto alla comunità internazionale piuttosto che ai cittadini albanesi. Non ci sta Edi Rama “alla simmetria insensata retta in nome della stabilità tra la manifestazione di omaggio per chi è stato ucciso con quella di vittoria di chi li ha ucciso”. Nei giorni scorsi, la comunità internazionale aveva richiesto l’annullamento o la posticipazione di tutte le manifestazioni per evitare un’escalation delle tensioni, e secondo Rama dovrà capire che per “il popolo albanese”, l’annullamento di questi omaggi avrebbe significato “l’arresa davanti al fantasma di quella paura violenta che per mezzo secolo ha fatto dell’Albania il regime comunista più bruttale dell’Europa”.
Non ci sta Edi Rama ad essere accusato di avere le sue responsabilità politiche per la crisi e la tragica svolta del venerdì 21 gennaio: “i 200 mila cittadini negli omaggi di oggi sono l’Albania che non può sottomettersi allo status quo dello stato ostaggio, della corruzione galoppante, della logica che entrambe le parti sono ugualmente responsabili su tutto, anche quando vengono uccisi degli innocenti con i fucili della Guardia repubblicana dal governo albanese”.È chiaro per Edi Rama che non si tratta di una lotta per il potere oppure di una tragedia risultata dallo scontro tra due forze violenti. Altrimenti, non sarebbero scesi in piazza 200 mila persone per omaggiare le tre vittime. Per di più, la manifestazione pacifica di ieri dimostra come sarebbe andata quella di una settimana fa se i manifestanti non fossero stati provocati barbaramente: “l’ho sempre detto e lo ripeto che se il 21 gennaio non ci sarebbe stato uno scenario per incriminare l’opposizione, la manifestazione non avrebbe fatto notizia per nessuno fuori dall’Albania perché non si sarebbe rotto neanche un vetro”.
Il modo in cui Berisha sta cercando di mettere sotto controllo e pressione il Procuratore generale e il Presidente della Repubblica, accusandoli di essere coinvolti nel putsch inesistente, dimostra chi è il vero responsabile del 21 gennaio, cioè Sali Berisha. L’impegno dei socialisti non è “una guerra per annientare l’altra parte”, né per sottometterla, ma è un impegno “per dare una nuova opportunità all’Albania, creando le condizioni che tutte le parti siano uguali di fronte alla costituzione e alla legge”. L’opposizione socialista è aperta al dialogo, ma porterà avanti la causa delle elezioni anticipate, partecipando in Parlamento e “protestando ovunque si può”. Nei giorni scorsi, i socialisti hanno avanzato la loro ultima offerta per la soluzione della crisi: le dimissioni del Primo Ministro e la formazione di un governo tecnico che porta il paese alle elezioni anticipate. Dall’altra parte, nelle condizioni attuali non si potrebbero svolgere le elezioni amministrative il prossimo 8 maggio, e quindi i socialisti non parteciperebbero neanche alla riforma del Codice elettorale perché “il grande problema di questo paese non è la mancanza delle leggi ma la loro paurosa non applicazione”.