È al undicesimo giorno lo sciopero della fame dei deputati e attivisti socialisti per richiedere la riapertura delle urne delle ultime elezioni politiche. Le condizioni di salute degli scioperanti si aggravano e più di 20 sono stati ricoverati in ospedale. 6 i punti che la sede rosa avanza per porre fine allo sciopero e annuncia per il 14 maggio una manifestazione imminente. Berisha non demorde, invita i socialisti di seguire le raccomandazioni del Consiglio d’Europa. Ieri è giunto a Tirana anche Marco Panella.
“Apri le urne o vattene!”. È lo slogan sul podio modesto all’entrata dell’accampamento di tende piantato nel Boulevard “Dëshmorët e Kombit”. Siamo al cuore di Tirana, tra la sede del Consiglio dei Ministri e quella amministrativa del Parlamento albanese. All’interno, dal 30 aprile circa 200 socialisti tra deputati e attivisti portano avanti la battaglia del loro partito. Vogliono ottenere la riapertura delle urne delle elezioni parlamentari del 28 giugno 2009. Per farlo, hanno scelto la più estrema delle forme democratiche di protesta, lo sciopero della fame. In questi undici giorni, gli scioperanti hanno assunto solo acqua e le loro condizioni di salute peggiorano. Dal medico Klodiana Spahiu, la prima a dover lasciare lo sciopero della fame, all’oltre cinquantenne, Fatmir Kalemaj, ricoverato oggi in ospedale, sono ventiquattro gli scioperanti allontanati per motivi di salute. Ma gli altri non si perdono d’animo. Manifestazioni, raduni, blocchi di strade nazionali in città diverse, li rincuorano nella loro missione. Poi Klodiana è ritornata ma questa volta a far parte del equipe di medici che seguono gli scioperanti. È lei stessa a raccontarla in italiano in un intervista sul blog openthebox.org, aperto dai socialisti. Sul blog si può vedere in diretta 24 ore su 24 l’accampamento di tende ripreso da una delle Due Torri di Tirana e anche guardare le interviste rilasciate dagli scioperanti in varie lingue, tre delle quali in italiano. Tra chi è arrivato appositamente dall’Italia per scioperare, c’è anche Elsa Lila, giovane cantante albanese con cittadinanza italiana. In Italia è salita sul palco di Sanremo nel 2003 con Valeria e nel 2007 con Il senso della vita. Molti l’avranno vista anche girare le città italiane in autobus. È il volto di una pubblicità della TIM sulle tariffe offerte ai cittadini albanesi. Due giorni fa, Elsa ha mollato tutto per dare un nuovo senso alla sua vita. Ha fatto un discorso smantellante, commovente, sopra le parti. Ieri è giunto a Tirana per incontrare gli scioperanti anche il leader storico dei radicali italiani, Marco Panella. Fa senso vedere Panella indossare una maglia rossa con l’aquila bicipite, un berrettino rosso e una benda rosso-nera. Sono i simboli dello sciopero regalatogli da Fatmir Xhafaj, ex-ministro socialista, oggi deputato e scioperante. Tutti esprimono lo loro stima a Panella che ricambia con pacatezza. Al termine della sua visita, parla alle tv albanesi dell’origine dello sciopero come azione non violenta. È successo due secoli fa. All’epoca gli operai inglesi incrociarono le braccia per protestare. Ricorda ai democratici albanesi che chi sciopera lo fa “per lottare contro i suoi ma soprattutto contro i loro errori”, e definisce lo sciopero della fame in corso come “la speranza dell’unità civile e democratica di tutti noi, da una parte e l’altra dell’Adriatico”.
Le richieste
I socialisti si dicono convinti di andare avanti con lo sciopero finché le loro richieste non verranno soddisfate. Lo stesso Rama, leader dei socialisti, ha ribadito al programma televisivo “5 pyetje da Babaramo”, lo scorso 5 maggio, che metterà il suo corpo a disposizione della causa. Sul blog openthebox.org, qualche giorno fa, gli scioperanti spiegano le loro ragioni in una lettera in inglese. In nome del pilastro di ogni democrazia cioè elezioni libere e corrette, richiedono “un’inchiesta parlamentare approfondita sulle elezioni del 28 giugno 2009, che include la riapertura delle urne e la verifica del materiale elettorale all’interno”. Invece, l’altro ieri, uno di loro ha comunicato ai media un documento di 6 punti con le richieste dei socialisti. La parola d’ordine è trasparenza e i contenuti non differiscono dalle richieste che i socialisti avanzano da nove mesi a questa parte. Le ultime elezioni parlamentari, incluso la riapertura delle urne; il funzionamento del Parlamento e del Consiglio Nazionale delle Radio Televisioni, l’elaborazione di dati economici reali, la selezione delle candidature per i giudici costituzionali e di cassazione, l’inchiesta sull’uccisione nel 2009 del deputato Fatmir Xhindi, sono le questioni nel mirino della trasparenza socialista. La sede rosa annuncia un’altra manifestazione imminente per il 14 maggio prossimo e l’intensificazione delle loro azioni di protesta. È più di un mese che organizzano almeno una manifestazione al giorno e i più grandi sono stati quelli del 30 aprile e del 9 maggio. Manifestazioni di protesta sono state organizzate anche negli Stati Uniti, in Italia e in Grecia. Le reazioni
Dal canto suo il governo è ferma nelle sue posizioni. Oggi, alla riunione del gruppo parlamentare dei democratici, Berisha ha invitato i socialisti di porre fine allo sciopero e valutare le sue proposte per l’uscita dalla crisi. Il Primo Ministro offre a Rama di prendere in considerazione la raccomandazione del Bureau dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che propone di porre alla Commissione di Venezia il quesito sulla riapertura delle urne. Poi di rivolgersi alla Corte Costituzionale e a quella di Strasburgo. Infine di lasciare all’opposizione la maggioranza e la presidenza della commissione parlamentare sulle elezioni del 28 giugno scorso. Insomma, proposte all’interno di un quadro legale che non lasciano ombra di dubbio sulla volontà del governo di risolvere la crisi. Nel corso della riunione, Berisha ha accusato Rama di violare tutte le convenzioni internazionali nell’impedire i medici di prendersi cura della salute degli scioperanti, accuse che la sede rosa ha respinto immediatamente, ricordando a Berisha che un cittadino è libero di scegliersi il suo medico.
Nei giorni scorsi alle voci contrarie si sono aggiunti anche alcune personalità della cultura e della scienza. In un lettera del 8 maggio sottoscritta fino ad oggi da più di 200 scrittori, artisti, registi, professori, decani, come Mirush Kabashi, Fatos Arapi, Tinka Kurti, Amik Kasaruho, Avni Mula, Dhori Kule, Shezai Rokaj, si richiede a Rama di non danneggiare l’immagine del paese in un momento cruciale come quello attuale. Per i firmatari, la normalizzazione della vita politica è necessaria per realizzare il sogno degli albanesi di essere parte dell’Europa. Pertanto invitano il leader socialista “di ritrovare il Parlamento, la politica e il dialogo” perché da molto tempo “nel mondo civilizzato il fine non giustifica il mezzo” e non esiste la possibilità che un partito politico “contrasti gli interessi e le aspirazioni del suo popolo”. Nel frattempo, la diplomazia europea e il Presidente della Repubblica Topi lavorano per trovare un accordo tra le parti che al momento sembra tanto lontano quanto vicino. Intanto tutti attendono il parere del Consiglio di Stabilizzazione e Associazione riunito oggi sui passi dell’Albania verso l’UE e la crisi politica.