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Home Memoria

Scanderbeg, l’eroe albanese che guidò gli albanesi contro i turchi-ottomani

Il 17 gennaio del 1468 moriva l'eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, condottiero che guidò la resistenza contro i turchi-ottomani.

Albania News
17 Gennaio 2020
in Memoria
Monumento a Scanderbeg, Piazza Albania, Roma

Monumento a Scanderbeg, Piazza Albania, Roma

Il 17 gennaio del 1468 moriva l’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg, il condottiero che guidò la resistenza albanese bloccando per decenni l’avanzata dei turchi-ottomani verso l’Europa. Per commemorare il patriota albanese, le ambasciate di Albania e Kosovo in Italia hanno organizzato un raduno – che si terrà proprio oggi alle ore 17:00 – in piazza Albania a Roma.

La vita di Scanderbeg

Giorgio Castriota Scanderbeg (Gjergj Kastrioti) nasce a Krujë (dove oggi è presente un museo a lui dedicato) nel 1405, quando l’Albania era sotto il dominio turco.

Fu avviato alla carriera militare secondo l’arruolamento forzato dell’esercito turco presente all’epoca, diventando esperto di strategia militare e guadagnando la fiducia del Sultano Murad II che gli diede il nome di “Iskender Bej”– ovvero di nuovo principale Alessandro facendo riferimento ad Alessandro Magno – da cui deriva il moderno Scanderbeg.

Dopo una serie di imprese militari portate a termine brillantemente al servizio dei turchi, la fama del giovane Castriota giunse in Albania dove si iniziò a sperare in un suo ritorno in patria.

Il sultano diede incarico a Scanderbeg di affrontare una coalizione di eserciti cristiani a maggioranza ungherese, guidati dal signore di Transilvania János Hunyadi, per riprendersi la Serbia. Scanderbeg, influenzato dalle suppliche della sua gente, disattese gli ordini del sultano e tramite un suo uomo fidato mandò un messaggio segreto a Hunyadi dove gli diceva che aveva intenzione di abbandonare l’esercito turco nello scontro.

Così fu, la notte prima degli scontri Scanderbeg abbandonò l’esercito turco che fu sconfitto da Hunyadi. Poi, assieme ad altri suoi 300 fedelissimi albanesi, che appartenevano al suo settore nell’esercito turco, decise di combattere per la causa nazionale albanese; con il suo gruppo di soldati si riprese il castello di Croia, radunò i nobili e diede inizio all’attività di recupero del territorio occupato dai turchi.

In rapidissima successione conquistò tutte le fortezze che erano state occupate. L’aquila nera bicipite su fondo rosso, già vessillo del padre Giovanni, sventolò su Croia. Da allora questo stendardo rappresentò la bandiera nazionale albanese.

Con la scomparsa di Scanderbeg, anche la libertà dell’Albania svanì. Sotto la guida del Castriota gli albanesi non difesero solo la loro libertà e la propria religione, ma la libertà dell’Europa dall’invasione islamica.

Dopo la morte del condottiero, gli albanesi continuarono la loro resistenza ancora per un altro secolo, ma alla fine furono sconfitti dagli Ottomani. I turchi, invasori crudeli e brutali, fecero pagare cara la resistenza esercitata dal popolo albanese costringendolo, con la forza, ad accettare l’islam.

Simile repressione provocò un esodo di massa della comunità etnica albanese, tanto da essere ricordato come uno degli eventi più tragici subìto dalla nazione.

I turchi, durante l’invasione, distrussero le opere d’arte, negarono la lingua albanese e addirittura proibirono l’insegnamento della stessa. Bruciarono i libri e i documenti scritti in lingua, tanto che oggi i numerosi studiosi alla ricerca di tracce riconducibili ai documenti o ai libri albanesi sono obbligati a effettuare laboriose ricerche negli archivi stranieri.

Leggi anche: Il mito di Scanderbeg nell’universo culturale della sua nazione

Argomenti: Giorgio Castriota Scanderbeg

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