28 Marzo 2021. Ventiquattro anni dalla strage del canale di Otranto, che ha causato 108 vittime disperse in mare. 108 padri di famiglia, madri, figli di qualcuno.
Vite umane che attraversavano il mare alla ricerca di una vita migliore per se e per il loro cari. E’ stata archiviata come una fatalità, una tragedia del mare causata dall’imperizia di chi era al timone del piccolo naviglio stracarico di albanesi che cercava di aggiungere le coste pugliesi.
Ma l’affondamento della Kater I Rades resterà invece impressa nella mente di tutti noi, non solo nelle coscienze dei parenti delle vittime (81 i corpi senza vita recuperati), come un’altra strage di Stato, attuata con cinismo e determinazione da una nave della Marina militare, la Sibilla, in ossequio ad una regola folle e deprecata dalla stessa Unione europea, una norma voluta dall’allora governo di centro-sinistra (premier Romano Prodi) per arginare l’immigrazione clandestina di migliaia di albanesi, oltretutto in fuga da una guerra civile. Una norma che stabiliva il blocco militare dell’Adriatico, in aperta violazione di qualsiasi convenzione internazionale.
Tutto ha inizio alle tre del pomeriggio del 28 marzo 1997, quando salpano dal porto albanese di Valona più di 140 persone, intere famiglie – molte le donne, moltissimi i bambini – a bordo della Kater I Rades, una piccola motovedetta militare (poteva trasportare solo nove marinai). Da una settimana l’Italia aveva schierato diverse navi nel Canale d’Otranto con il compito di bloccare le “carrette albanesi”. La Kater I Rades ha da poco doppiato il capo dell’isola Karaburun, quando viene intercettata dalla fregata italiana Zeffiro che naviga in acque albanesi e che le intima di invertire la rotta.
Attorno alle 17.30, la Kater – che continua a navigare verso l’Italia – viene “presa in consegna” da un’altra grande nave italiana, la Sibilla, che comincia ad avvicinarsi pericolosamente al naviglio albanese. Alle 18.45 la tragedia: la prua della nave Sibilla colpisce la Kater. L’urto sbalza molte persone in acqua. Un nuovo colpo e la Kater i Rades si capovolge, prima di affondare alle 19.03. Solo pochi, e soprattutto uomini, riescono a nuotare al buio, nelle acque gelide, fino a raggiungere la Sibilla. Alla fine saranno almeno 108 le persone a mancare all’appello.
Mi dissero “vai”. Io ci credevo ad un mondo fratello, alla vita… Mi [dissero “vai” questa sarà la tua battaglia, combattila anche per noi, tu andrai per mare, non [temere il mare di cui siamo figli anche se nati fra due sponde!
Ed io salpai: l’anima raccolta fra le mani, ed un sacchetto di semi [da germogliare nella terra che amorevolmente avrei vangato al di là del nostro mare. (di Maria Pellecchia)
Dedicato a tutte le persone che hanno perso la vita in mare per un futuro migliore, e in particolare alle vittime del canale d’Otranto
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Aulon Naçi è compositore, pianista e flautista albanese, si è formato presso i conservatori di Udine, Bruxelles e all’Accademia delle belle arti di Tirana.
Ha tenuto corsi e seminari presso lAccademia delle Arti Performative (HAMU) in Praga, al Royal Conservatory di Bruxelles, ed attualmente insegna “Notazione musicale nel XX secolo e contrappunto” allUniversità delle Arti di Tirana.
Le sue composizioni sono state eseguite soprattutto in Italia e nei festival internazionali di musica come Soundscapes” a Udine, “Portrait Konzert” al Wiener Saal al Mozarteum University di Salsburgo e al Dudley Recital Hall, University of Houston.
E’ stato premiato con il premio Albanian Excellence, facendo parte dellAntologia History of Success (2014), premio assegnato alle più illustri personalità albanesi.
E’ stato membro della giuria alla finale di Eurovision Song Contest che ha avuto luogo a Kiev in Ucraina e a sua discografia consiste in diverse collaborazioni e pubblicazioni.