Nel primo mattino dell’11 aprile del 1985, ha cessato di battere il cuore di uno dei dittatori più feroci che la storia umana dopo la Seconda Guerra Mondiale abbia mai conosciuto. Lui è stato il marxista- leninista più ortodosso, lo stalinista più fedele, Enver Hoxha.
La sua immagine si configura negli aspetti più drammatici e grotteschi nell’autoisolamento antidemocratico che ha procurato al suo popolo.
Hoxha e il suo regime sono stati accusati di aver provocato migliaia di vittime.
R.J. Rummel ipotizzava 100. 000 uccisioni ( 1945-87).
Il Washington Times il 15 febbraio 1994 ha stimato da 5.000 a 25.000 esecuzioni politiche. Il WHPS ha parlato di 5.235 oppositori del regime giustiziati dal 1948 al 1952. L’ultima cifra è quella fornita l’8 agosto 1997 dal New York Times, che ha parlato di 5.000 esecuzioni politiche.
Le grandi svolte di Hoxha, contro la Jugoslavia, contro l’URSS e infine contro la Cina, hanno portato repressioni anche dentro al suo partito. Vi sono stati ripetuti arresti e uccisioni di religiosi, coinvolti o meno con il passato regime e gli occupanti e una intimidazione verso i ceti dei proprietari che ha accompagnato la collettivizzazione dell’economia.
Una particolare veemenza del dittatore si rivolse contro la chiesa cattolica. Durante il regime sono stati uccisi 3 vescovi, 60 sacerdoti diocesani, 30 religiosi francescani, 13 gesuiti, 10 seminaristi e 8 suore. La quasi totalità del clero ha subito decenni di carcerazioni, privazioni, lavori forzati la cui più recente testimonianza è quella del cardinal Ernest Simoni che di cuore ha perdonato i suoi carcerieri.
Il “Sigurimi” ha seguito come metodi repressivi quelli dell’NKVD, MGB, KGB, della Stasi della Germania Est e della Securitate in Romania. Nel 1977 un terzo degli albanesi è stato incarcerato in campi di lavoro o interrogato dal Sigurimi. Per ottenere le confessioni si usavano le torture.
Dopo l’uscita dal Patto di Varsavia, Hoxha fece costruire quasi mezzo milione di bunker monoposto in cemento per essere usati come posti di guardia e centri di raccolta di armi per difendersi da un ipotetico attacco straniero.
Premessa questa per poter dire con fermezza e senza orma di dubbi che abbiamo a che fare con un pazzo criminale che trascinò il suo paese verso la rovina.
Ma chi era Enver Hoxha?
Enver Hoxha era figlio di un mercante di Argirocastro e nasce il 16 ottobre del 1908. Studente per enne perché non riuscì a concludere gli studi né all’Università di Montpellier in Francia, né in quello in legge a Bruxelles.
Durante i suoi studi fece conoscenza con molti attivisti del Partito Comunista Francese come Maurice Thorez, Henri Barbuse e Louis Aragon. Fu allora che divenne seguace del marxismo e sostenitore di Stalin.
Nel marzo del 1938, fu mandato in Unione Sovietica dove rimase per più di un anno a tradurre in lingua albanese i libri di Stalin. Nel luglio del 1947 Hoxha incontrò per la prima volta Stalin e Motov.
Sotto le direttive e aiutato dai comunisti jugoslavi prese la guida del Partito Comunista Albanese.
Prese il potere il 29 novembre del 1944. Come modello si servì dell’Unione Sovietica. Irrigidì le relazioni con la Jugoslavia a seguito della rottura fra Tito e Stalin nel 1948.
Nel 1968 ruppe le relazioni anche con la Russia come reazione all’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Dopo di questa rottura, Hoxha invita il suo popolo a “vivere e lavorare come in un assedio”, avvalendosi dei metodi propagandistici e degli slogan usati nell’Unione Sovietica degli anni trenta. Quindi, lui copia e attiva il sistema economico e sociale dell’epoca staliniana.
Nel 1967, dopo due decenni di ateizzazione sempre più forte, Hoxha dichiarò trionfalmente che la nazione era il primo paese dove l’ateismo di Stato era scritto nella Costituzione.
Ai genitori fu proibito dare nomi religiosi ai figli. Le vie nelle città o nei villaggi che portavano nomi di santi furono rinominate con nomi degli eroi caduti durante la guerra.
Nel 1977 l’articolo 55 del codice penale stabiliva la reclusione da 3 a 10 anni per propaganda religiosa.
Secondo un rapporto di Amnesty International pubblicato nel 1984, lo stato dei diritti umani in Albania era cupo sotto Hoxha.
La libertà della parola, di religione, di stampa e di associazione vennero cancellate con una legge del 1977, per garantire stabilità ed ordine.
Nel 1976 vennero troncati i rapporti con la Cina perché Hoxha non condivideva che la Cina si era accordata con gli Stati Uniti d’America e questo segnò l’isolamento politico ed economico dell’Albania, così Hoxha si ergeva come baluardo anti-revisionista.
Nel 1981 ordinò l’arresto e l’esecuzione capitale di diversi dirigenti di partito e di governo accusati di corruzione e di attività controrivoluzionaria.
Ma uno degli esperimenti che Enver provò sul suo popolo era quello nel creare “Il nuovo uomo“, modello umano per il mondo intero, trasformandolo in una persona denaturata. Il giovane albanese doveva essere definitivamente un suo clone “Enverist“.
La sua nuova forma, inventata nell’utero del marxismo- leninismo e conservata nel vaso ideologico del tempo, ha rappresentato, in effetti, il culmine dell’inganno, dell’azione assurda, ma anche della bruttezza umana.
Nell’anno 1973 subì un infarto e ha avuto tanti problemi di salute. Durante l’anno 1980 gli fu diagnosticato il diabete e nel 1983 subì un’ischemia cerebrale, che riprese a colpirlo nel 1984. A seguirlo, in Albania arrivarono una squadra di medici cinesi e francesi.
Morì l’11 aprile 1985 a Tirana.
La sua cerimonia funebre fu accompagnata da un grande rito di omaggio, come nella psicosi delle persone sembrava che da quel momento in poi l’Albania non avrebbe avuto un futuro. Il suo corpo fu posto nel cimitero dei martiri.
Nel 1990, con la caduta del regime dittatoriale che installò, ogni emblema e simbolo è stato completamente distrutto e lui si è qualificato come dittatore.
Sono passati 28 anni della caduta del comunismo, ma ancora oggi, nessun processo è stato promosso nei confronti dei responsabili di crimini contro il popolo.
Come sempre, l’Albania rimane un caso unico.
Fino a quando?
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