L’Albania comunista era la nazione più isolata d’Europa. Temendo l’invasione, il suo regime ha costruito un bunker antiatomico top secret. Oggi quel bunker è diventato un’attrazione turistica.
Dalla strada non si vedeva. Un lungo tunnel, scavato attraverso la collina di fronte, era l’unica via d’accesso. E non era situato in una parte in cui potevi imbatterti casualmente, era all’ingresso di una base militare. In totale, il tunnel (198 metri) è lungo quasi il doppio di un campo da calcio e alla fine c’è un edificio istituzionale.
Questo è Bunk’Art 1, e pochi minuti a piedi lungo il sentiero accanto, portano in uno dei nascondigli più segreti della Guerra Fredda.
Enver Hoxha è stato il dittatore albanese per quattro decenni. Dalla fine della seconda guerra mondiale alla metà degli anni ’80 ha governato il paese con un marchio di autarchia stalinista progettato per trasformare l’Albania in un moderno paese indipendente. Era un percorso del tutto singolare: la sua adesione al marxismo-leninismo consentiva una piccola deviazione nella sua idea. L’Albania ha rotto le relazioni con la Jugoslavia nel 1948, l’Unione Sovietica nel 1961 e la Cina nel 1979, tutto a causa di un presunto abbandono del dovere socialista.
Da questo venne la paranoia. Hoxha, un ex partigiano che aveva combattuto i tedeschi nella seconda guerra mondiale, credeva che i nemici sia da est che da ovest pianificassero di invadere l’Albania. Ordinò un enorme programma di costruzione di bunker, che avrebbe consentito a Hoxha, mentre i cittadini albanesi affrontavano il nemico, di comandare la resistenza in tutta tranquillità.
L’impianto 0774 è il risultato della singolare paranoia di Hoxha. Costruito tra il 1972 e il 1978, vanta più di 300 camere distribuite su cinque livelli sotterranei, in gran parte ai piedi della montagna Dajti, a est della capitale. In caso di invasione nemica, l’intera difesa del paese sarebbe stata organizzata da qui. Ci sarebbero state fino a 300 persone all’interno, compreso lo stato maggiore del paese. Il cibo, l’acqua e il carburante sarebbero bastati per un anno.
Il bunker è stato costruito in completa segretezza. E’ stato utilizzato per l’ultima volta dall’esercito albanese per esercitazioni nel 1999, per poi cadere in rovina. Solo nel 2014 è stato riaperto grazie agli sforzi del giornalista italiano Carlo Bollino, che voleva portare questa reliquia del passato isolato dell’Albania sotto i riflettori. E ce l’ha fatta e non solo, perché nei suoi piani c’è anche quello di proporre un teatro per far rivivere ai visitatori i personaggi del passato.
Nel frattempo, Bunk’Art – che ha cercato di rimanere il più politicamente neutrale possibile, senza allontanarsi dai fatti dell’isolamento comunista albanese – sta diventando un motivo per visitare Tirana. I gestori del complesso sostengono di aver iniziato a ricevere molto più interesse da parte di visitatori provenienti dal Regno Unito, Stati Uniti e persino dalla Nuova Zelanda.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato in inglese su BBC dal titolo “The nuclear bunker in ‘Europe’s North Korea’”