Quest’oggi Edi Rama, come ogni anno, ha reso omaggio a Hekuran Deda, Aleks Nika, Ziver Veizi e Faik Myrtaj, uccisi il 21 gennaio di undici anni fa, durante una manifestazione di protesta del Partito Socialista, all’epoca all’opposizione.
Il Premier si è recato sul boulevard “Dëshmorët e Kombit”, in compagnia dei parenti delle vittime e dei componenti di gabinetto, per depositare dei fiori nel luogo dove nel 2011 avvenne la tragedia.
Rama, prima della visita, ha lasciato un messaggio sui social, in cui ha sottolineato come non sia ancora stata fatta giustizia, ma che nessuno ha dimenticato quanto accaduto. L’assassinio di quattro manifestanti non può restare impunito.
Nel 2021, su richiesta della polizia di Tirana, sono state riaperte le indagini, anche se al momento non si registrano progressi in merito e i parenti delle vittime continuano a chiedere insistentemente giustizia.
21 gennaio 2011
Una data nefasta per l’intera Albania: quattro persone rimangono uccise durante una manifestazione di protesta gestita dall’opposizione guidata da Edi Rama. Sono pesanti le dichiarazioni del primo ministro di allora, Berisha, secondo le quali, anche il presidente della Repubblica albanese Bamir Topi, sarebbe coinvolto, oltre al Procuratore Generale Ina Rama e ai servizi segreti albanesi. Si tratterebbe, secondo il Premier, di un colpo di stato pianificato dalla minoranza, una sorta di complotto ordito con la complicità del potere, volto a rovesciare il governo.
Sono diverse le motivazioni che Berisha adduce a giustificazione della sua convinzione, dalla mancata menzione del Presidente di tutte le violenze subite dai poliziotti da parte dei manifestanti, alla quantità enorme di esplosivo utilizzato nell’ultimo attacco, sino ai mandati d’arresto che non hanno trovato concretizzazione. Secondo il Primo Ministro, il complotto trova il sostegno anche del Servizio Informativo Albanese, colpevole di non aver procurato informazioni circa le intenzioni dell’opposizione di ingaggiare bande per tentare il colpo di stato.
Dopo circa un anno di indagini, nel 2012, i pubblici ministeri di Tirana stabiliscono che la manifestazione dell’opposizione non è stata organizzata per realizzare un golpe, ma nella totale legalità. È stato richiesto un permesso regolarmente concesso e nessuna prova è stata fornita a supporto delle accuse del Premier. Le indagini proseguono, portando all’arresto di diverse persone, tra cui il Comandante della Guardia della Repubblica, Ndrea Prendi, accusato di essere l’esecutore materiale degli omicidi dei quattro manifestanti. Oltre agli ordini di custodia cautelare, la procura chiede al Parlamento di privare dell’immunità tre membri: Besnik Bare, Taulant Balla e Tomi Doshi.
Tutto questo porta a un nulla di fatto, in quanto nel 2013 il Tribunale di Tirana decide di non condannare nessuna delle guardie repubblicane accusate degli omicidi, non accogliendo, così, la richiesta della procura di condannare a 23 anni di carcere il comandante della Guardia Repubblicana, Ndrea Prendi e a 24 anni il gardista Agim Lupo.
Le indagini sono state riaperte solo nel 2021.