Nostalgia. Una delle sensazioni che più hanno accomunato gli uomini nell’arco dei secoli. Di essa, hanno scritto le più belle canzoni, poesie, brani musicali…. Si è parlato molto, si parla e si parlerà ancora, di quella sensazione che spesso ci investe e a volte non riusciamo a mandarlo via.
Ci assale in modo prepotente fregandosi del carattere razionale. Invade il nostro essere, il cuore diventa complice, ma gli occhi non sanno mentire e spesso lasciano cadere qualche lacrima. Spesso può essere rivolta a una persona amata, ma anche al proprio paese, ai propri affetti ho agli “anni felici” della gioventù.
Nel lontano anno del 1688 si parlava già di nostalgia. Veniva considerata come patologia. In seguito, da patologia, con il passare delle epoche, è stata trasformata in un sentimento… il quale è presente quasi in ognuno di noi. Sicuramente, esistono infinite forme di nostalgia, ma hanno in comune il ricordo di un luogo, di uno spazio temporale vissuto in un suolo.
La nostalgia spesso sfiora o abbraccia la speranza di chi ha dovuto lasciare il luogo natale, il luogo dell’infanzia, il luogo della patria, da cui uno si è mosso per andare altrove. Periodicamente, in cerca di una vita migliore, come nel caso degli immigrati. Questo sentimento mette alla pari anche coloro che sono stati sradicati e allontanati da un luogo contro la loro volontà. Come nel caso dei Kosovari o altri paesi invasi dalla colonizzazione straniera. Abbraccia la speranza di trovare una società diversa si, ma pronta ad accoglierla in un modo gradevole. Una società la quale sarà predisposta a fare la sua conoscenza, scoprire la sua persona senza pregiudizi, senza fermarsi alle apparenze.
Ma non sempre accade cosi, non sempre le società straniere sono predisposte a conoscere la vera persona. Spesso sono condizionate da i pregiudizi acquisiti con esperienze vissute in prima persona o come accade più spesso, si basano alle esperienze riportate spesso gratuitamente dalla disinformazione quotidiana dei mas media. Dove lo scopo principale non è quello di informare, ma di vendere i loro servizi spesso imbarazzanti. Entrati in un territorio straniero quell’insieme dei ricordi che lo straniero portava con se nella sacca dei sui sogni, rimane l’unica cosa alla quale aggrapparsi nei momenti difficili. Quindi, rischia di diventare una nostalgia regressiva che si presenta, a volte, in forme anche pericolose. Gliindividui si fissano regressivamente su dei modelli della propria etnia, della propria origine, del proprio paese, della propria identità linguistica, e culturale.
Questo tipo di nostalgia porta a una chiusura totale di comunicazione con gli altri. Il linguaggio non esiste e non sono più disponibili a sviluppare una comunicazione con gli altri. E spesso arriva sino alla negazione o all’odio del paese ospitante. È il caso in cui i stranieri creano dei “ghetti sociali“ composti da persone dello stesso paese. Parlano la loro lingua e si rifiutano di sviluppare una conoscenza con le persone locali.Il che sta a significare, opposizione all’integrazione. Uno dei elementi fondamentali per la convivenza pacifica nell’era della globalizzazione mondiale.
Tutto questo, spesso avviene, in quel luogo dove, la liberta non è un elemento imprescindibile dello stato. Vale a dire, la libertà non è un elemento di riconoscimento dell’altro e del diritto dell’altro ad esistere, pur rispettando le leggi sia morali che giudiziarie e pagando le tasse come tutti gli altri.
“Quando ci separammo,fra silenzio e lacrime,coi nostri cuori infranti,lasciandoci per anni,il tuo viso divenne freddo e pallido,più gelido il tuo bacio;in verità quell’ora già annunciavail dolore presente.Se dopo tanti anniti dovessi incontrare, in che modopotrei salutarti?Con silenzio e lacrime”GEORGE GORDON BYRON