Forse un modo migliore non c’era. Per celebrare il passaggio epocale che l’Albania ha compiuto 20 anni fa con l’impressionante carico umano a bordo della Vlora, quando 20mila albanesi raggiunsero la Puglia lasciandosi alle spalle il regime comunista, il presidente della Repubblica albanese Bamir Topi non ha preso l’aereo. A Bari è arrivato in nave, ripercorrendo l’itinerario che nel 1991 ha fatto la differenza nella storia del suo Paese.
Ma quella rotta, oggi, è delle centinaia di traghetti che fanno la spola tra le due coste servendo migliaia di albanesi che continuano ad attraversare il mare per lavoro, studio, commercio, turismo. Che in questi 20 anni molto sia cambiato si vede anche da questo tragitto marittimo. Come ha ricordato il presidente Topi, 20 anni fa tra Italia e Albania c’era una sola linea marittima, la Durazzo-Trieste tre volte al mese. Adesso soltanto da Bari partono 5-6 navi al giorno, che non incontrano più la frontiera dei visti e avvicinano al traguardo europeo.
Alla città di Bari, Topi ha consegnato la Medaglia della Gratitudine nella cerimonia ufficiale della commemorazione dello sbarco della Vlora, in una due giorni fitta di incontri e in una settimana di iniziative che hanno celebrato sì un passaggio storico ma hanno anche riportato alla memoria il traumatico allontanamento dalla costa albanese e l’arrivo a Bari fatto di sete, stanchezza, caldo e poi della dolorosa umiliazione dello Stadio della Vittoria, primo grande scoglio su cui si infranse l’orizzonte roseo del viaggio della speranza, dopo la fuga dalla repressione. Fu un trauma politico e umano anche per la città di Bari, che visse quell’evento tra l’idea nuova della “invasione” portata dall’immigrazione, lo spirito dell’accoglienza e la profonda difficoltà istituzionale di gestire un’emergenza sociale sconosciuta. Ne pagò le spese l’allora sindaco Enrico Dalfino, commemorato nei discorsi ufficiali, che al suo tentativo di umano soccorso vide contrapposta la durezza dello Stato centrale che decise i rimpatri, e ne subirono le conseguenze i 20mila albanesi prima rinchiusi sotto il sole e poi in gran parte beffati con il viaggio di ritorno. Il primo a parlarne è stato il sindaco di Bari Michele Emiliano.“Ho portato con me quello che veniva detto allora al popolo barese dalle istituzioni. Si voleva rappresentare l’idea di un’invasione militare del nostro paese, fermo restando che, per cattiva coscienza, se c’è un Paese tra i due che abbia pensato d’invadere l’altro, quello non è certo stato l’Albania”. Poi un bilancio storico: “Nonostante i gravissimi errori che il popolo italiano ha compiuto verso il popolo albanese, voi avete sempre mantenuto un aspetto straordinario: la capacità che viene dal cuore di distinguere i sentimenti di un popolo dagli errori di un governo. Viene da pensare oggi, a come la democrazia alla quale voi avete anelato per anni uscendo da una dittatura feroce che aveva impedito al talento del popolo albanese di esprimersi, sia problematica, ai conflitti di coscienza che la democrazia comporta, come il dubbio continuo tra l’ubbidire all’ordine impartito e l’ubbidire alla propria coscienza. Difficile tenere insieme questi due capi. Noi sappiamo però, che chi ci riesce passa alla storia, diventando la rappresentazione icastica di quello che il popolo vuole essere. Presidente, la sua visita qui rappresenta la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro. Ognuno di voi ha le stesse ansie, sogni, desideri che la Costituzione italiana ha posto come obiettivo per il popolo italiano. Ci auguriamo di cuore di poter collaborare per rendere effettivi questi valori perché non restino carta scritta”.
IL PRESIDENTE TOPI – Sono molto onorato ed emozionato di essere qui a Bari per questa ricorrenza e ricordare un evento che ha colpito tutti, non soltanto quando accadde perché quello sbarco continua a dimostrare che un popolo isolato, terrorizzato da un regime comunista, ha potuto uscire da quella situazione. Allora l’unica via era proprio il fronte marino, la Puglia e Bari. Così vorrei ringraziare tutti dal cuore. Con il vostro Paese non c’è solo vicinanza geografica e culturale. L’Italia è un paese amichevole e strategicamente importante da un punto di vista politico ed economico e un grande alleato verso l’integrazione europea. Dopo vent’anni l’Albania è un paese della Nato e va sicura verso la Comunità europea. In questo cammino dobbiamo ricordare anche momenti come quello del ’91 e ringraziare per tutto il sostegno che in questi vent’anni ci hanno dato il popolo di Bari e della Puglia, sia alla nostra comunità sia alle nostre istituzioni. Noi siamo stati fortunati ad avere di fronte a noi un grande Paese ed un grande popolo che ci hanno aiutato nei momenti più difficili della nostra storia. E per questo vorrei dare a Bari la Medaglia della Gratitudine.
Non dimenticheremo mai quello che avete fatto per noi. Grazie al Comune di Bari e a tutto il popolo della Puglia per la rara solidarietà e il sostegno senza confine che, l’8 agosto del 1991, hanno dato a migliaia di cittadini albanesi giunti nel porto di Bari in cerca di una vita migliore. Erano in 20mila quel giorno a volersi lasciare alle spalle un regime totalitario. E a Bari, per fortuna, hanno trovato tanta solidarietà e oggi molti sono perfettamente integrati nella società italiana.
Come presidente della Repubblica albanese desidero inoltre salutare il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. In lui ho trovato una grande personalità che alimenta, con molta amicizia, il rapporto tra albanesi ed italiani.IL SINDACO DI BARI EMILIANO – Dedichiamo questa giornata a chi scrisse l’articolo 1 dello Statuto di Bari, una comunità aperta a uomini e donne anche di diversa cittadinanza e apolidi. Bari è luogo tradizionale di incontri e scambi, ha la vocazione di legare civiltà e culture diverse, levantine ed europee. Per questa ragione Bari ha il cuore che sanguina per le centinaia di persone che stanno perdendo la vita nel Canale di Sicilia. Con loro si sta ripetendo lo stesso errore che fu compiuto con il popolo albanese. Non so come questo possa accadere. Non so perché ancora non si comprenda che il divieto giuridico di entrare provoca stragi. Ricordo che da magistrati, nei colloqui che allora avevamo per la materia dell’ordine pubblico con le istituzioni albanesi, ritenevamo che la creazione del visto fosse la principale fonte criminogena del racket sull’immigrazione. La stessa identica cosa sta accadendo in questi anni per altri flussi migratori. Evidentemente il cammino di apprendimento che noi iniziamo dopo l’agosto del ’91 e il ruolo di Bari nella storia d’Italia non è cessato: il destino ha voluto che Bari fosse sede di un Cara, centro per i richiedenti asilo. Se oggi continuiamo a rappresentare questi migranti come un pericolo, una minaccia alla nostra serenità e ai nostri beni, stiamo dicendo le stesse bugie di allora, dando le stesse false rappresentazioni della verità, ripetiamo lo stesso errore che facemmo quando tentammo di concentrare dentro lo Stadio della Vittoria migliaia di albanesi che arrivarono quel giorno. Anche la migliore delle persone, se presa in giro, se le si dice di aspettare per mesi e mesi documenti che non arrivano, può perdere la calma. Dedichiamo questa giornata al ricordo di un insegnamento, dell’accoglienza che deve passare prima nella coscienza di un popolo e poi nelle sue leggi, di una coscienza collettiva che bisogna costruire con il vostro aiuto, signor presidente, perché questa non è una battaglia italiana ma dell’umanità, una battaglia che apparirebbe già vinta nelle dichiarazioni dei diritti universali dell’uomo e nelle formalità politiche. Nel concreto però, c’è ancora la paura del diverso, delle culture che non si conoscono, delle religioni che non si praticano. L’onorificenza che lei consegna a Bari non sarà solo da appendere al muro ma un insegnamento perle generazioni che verranno, per dire a tutti che questa gratitudine non è formale ma viene dalla sofferenza di chi ha provato sulla propria pelle, e gli italiani l’hanno provata, gli errori di strategia nella gestione della libertà di movimento.
Cambiare la storia a volte è un gesto quotidiano ed è questo che abbiamo appreso con la fratellanza verso il suo Paese ed è questo che diffonderemo finché ne avremo la forza.Tra i numerosi ospit
i che hanno partecipato alla manifestazione, anche il ballerino Kledi Kadiu che in Italia arrivò proprio sbarcando a Bari a bordo della Vlora. Ecco cosa ha detto ad Albania News.KLEDI KADIU – Vent’anni dopo la Vlora, Bari ha sentito la necessità di ricordare l’importanza di quell’evento riconoscendone la portata storica e dimostrando come è cambiato il rapporto tra i due Paesi. A Emiliano faccio i miei complimenti vivissimi. Nel suo discorso ho trovato il lato umano e non le frasi preconfezionate che si usano in tutte le cerimonie. Sono stato molto toccato dalle parole del sindaco perché è stata una delle poche persone che ha fatto un discorso leale, sensibile, molto umano soprattutto. Bari, la Puglia e il Sud sono rimasti molto più legati ai valori di una volta. C’è rispetto, compassione e voglia di conoscere il prossimo. Valori che spesso non incontro in altre parti d’Italia. Ritengo di poter dire questa opinione grazie ai 20 anni del mio vissuto in Italia. Anzi, ho vissuto quasi più in Italia che in Albania e sono italo-albanese dal 2008. A Bari è rimasta una fratellanza e un’umanità maggiore. Non è una sviolinata perché sono qui ma è una sensazione che ho ogni volta che mi trovo da Roma in giù. C’è un mare che ci divide ma questa amicizia con l’Italia, soprattutto del Sud sarà sempre più forte.Gli immigrati, purtroppo, continuano ad essere visti con sospetto. È sempre passata l’immagine dell’immigrato come idea negativa del prossimo. Sempre visto non come forma di arricchimento ma di terrore, paura, vandalismo.Ci sono ragazzi che non conoscono la storia della Vlora, che non sanno quanto ha significato per il popolo albanese. La mancanza di comunicazione ha invaso non solo l’Albania ma l’Europa. La gente non si informa, legge pochissimo. Cosa si può fare? Il messaggio è di guardare sempre indietro, di conoscere le proprie radici, i passaggi storici, le svolte storiche di un Paese. Parliamo di 20 anni fa, non di un secolo fa. Questo deve far riflettere tutti e soprattutto le giovani generazioni. Altrimenti la strada verso il successo individuale sarà molto difficile. Senza conoscere le proprieradici, come si può costruire il futuro?Cosa ha significato quel viaggio? È stato il passaggio epocale di una nazione. Ha significato per me e per tutte le migliaia di albanesi che partirono, un percorso epocale.Quello della Vlora è stato uno dei primi “viaggi della speranza”. È stato giusto definirlo così? Anche gli italiani che vivono qua, sognano un viaggio della speranza. Poi il viaggio della speranza non è disegnato per forza con una nave. Per noi quello era l’unico modo e così abbiamo fatto. Indossa una spilla importante. È ambasciatore Unicef. Porto un messaggio di solidarietà verso persone che non hanno niente ma che hanno dignità e valori tali che se noi oggi non li abbiamo persi, li stiamo perdendo.