Il coraggio di osare…più o meno questa la parabola di successo di Redi Vyshka, giovane albanese di 28 anni, di cui 20 vissuti in Italia.
Da Marzo 2019, ha lasciato il suo lavoro a tempo indeterminato per fondare – insieme ad altri 2 soci – Switcho, una startup innovativa che permette alle persone di risparmiare sulle spese ricorrenti in modo facile, veloce e sicuro.
Intervista a Redi Vyshka
Salve, Redi, grazie dell’intervista che hai voluto rilasciarci. Parliamo un po’ dei tuoi inizi. Quando sei venuto in Italia?
Arrivai in Italia quando avevo appena 7 anni. Insieme a mia madre e mio fratello, siamo partiti il 24 marzo 1998, poco dopo la fine dell’anarchia albanese del 1997. Ad aspettarci c’era mio padre il quale era emigrato in Italia qualche anno prima. Ricordo ancora oggi quel giorno, fu il più bello della mia vita da bambino, mi sentivo al sicuro, protetto e felice, perché iniziavo anche io finalmente ad avere una vita normale con la mia famiglia unita.
Le tue prime impressioni sull’Italia?
L’Italia mi sembrava perfetta, era tutto pulito, ordinato, illuminato, profumato, e perfino il colore del cielo mi sembrava più bello. Non avevo più timore, non dovevo più preoccuparmi di aiutare mio fratello e mia madre, ma finalmente potevo essere anche io un bambino spensierato e libero di giocare con i giocattoli che, seppure fossero di seconda mano, per me erano belli e magici come nuovi.
Che studi hai intrapreso?
Alle superiori ho studiato presso un Istituto Tecnico, con specializzazione in meccanica. Come molti ragazzi stranieri che vivevano in Veneto, ho scelto questo percorso di studi perché era un modo efficace per assicurarsi un posto di lavoro post- diploma, in una delle tante fabbriche locali. Presto però scoprì che la mia ambizione era di fare altro nella vita.
In che senso? Hai deciso di stravolgere i tuoi piani?
Ero affascinato dal business, volevo diventare ricco e decisi di andare all’Università e studiare Economia. Mi laureai alla triennale alla Ca’ Foscari, Università di Venezia, e poi mi spostai a Milano per la laurea specialistica alla Bocconi.
Dalla quieta Venezia alla frenetica Milano. Un bel cambiamento. Come lo hai affrontato?
Milano è una città fantastica, la Bocconi un centro di competenza e di networking impareggiabile in Italia. Sono stati due anni di crescita pazzesca, intensi, a volte anche duri, in un contesto super competitivo dove io volevo emergere ed essere il migliore. Volevo laurearmi con il massimo dei voti, non avevo i soldi per pagarmi le tasse universitarie e l’unico modo per continuare il mio sogno era ottenere il massimo dei voti per garantirmi le borse di studio. Mi laureai con 110 e lode e vinsi 3 borse di studio… fu in quel momento che ho capito che nella vita potevo raggiungere qualsiasi obiettivo mi ponessi.
Tanti giovani, pur di non gravare sulle spalle dei genitori, intraprendono gli studi affiancando una attività lavorativa che possa coprire almeno parzialmente le spese. Tu sei stato uno studente-lavoratore?
Quando ero adolescente alcuni coetanei vedevano noi ragazzi albanesi come sfortunati ed emarginati. Io ritengo di essere stato una persona super fortunata, avevo una famiglia estremamente unita e, anche se economicamente sotto la media, avevo tutto di cui avevo bisogno. All’età di 15 anni ho trovato il mio primo lavoro come pizzaiolo ed aiuto cuoco, mi piaceva essere autonomo economicamente e da quel momento non ho più chiesto 1 euro ai miei genitori. Per circa 8 anni ho fatto il pizzaiolo di sera e lo studente di giorno. Ho svolto molti altri lavori stagionali come il contadino, lavoro in stalla, l’operaio, il venditore di profumi, polizze assicurative e integratori, e per tre stagioni estive di fila il promoter per alcune discoteche a Barcellona.
Tutti questi lavori che hai svolto hanno, come si suol dire, ‘lasciato il segno’ in un modo o in un altro?
Mi sono sempre piaciuti tutti i lavori che ho svolto, sapevo che erano temporanei e ne approfittavo per assorbire il più possibile da ogni esperienza. Quando a 23 anni mi trasferii a Milano, smisi di fare le pizze e altri lavoretti e mi dedicai a pieno alla mia crescita professionale. Feci 3 mesi di internship a Singapore, esperienza unica, capii quanto il mondo fosse vasto e ricco di opportunità.
Quando hai iniziato ad essere affascinato dal mondo del business?
Dopo la laurea feci uno stage in una grossa banca internazionale, non mi piaceva come lavoro, lo vedevo poco dinamico. Ancora prima di finire lo stage venni assunto da una grossa società di consulenza. Il lavoro mi piaceva molto, era una sfida con me stesso. I progetti che seguivo erano interessanti, viaggiavo molto in Italia e all’estero e anche la retribuzione era molto alta. Dopo 4 anni di consulenza, però, sentivo la necessità di alzare ancora di più l’asticella, volevo fare l’imprenditore, volevo mettermi in gioco in prima persona, volevo raggiungere la mia ambizione… diventare milionario.
Questa ambizione si è tradotta in un progetto veramente interessante, almeno date le premesse. Vorresti presentarcelo?
A marzo 2019, insieme ad altri due soci abbiamo fondato Switcho (www.switcho.it). È una startup innovativa nel settore digitale, con sede a Milano, che ha l’obiettivo di accentrare la gestione delle spese ricorrenti degli utenti e di offrire su queste spese delle azioni concrete per ottenere un risparmio con pochi semplici click.
C’è stata un’analisi di mercato alla base del vostro progetto? Avete utilizzato dati di natura finanziaria per essere certi che la vostra startup potesse funzionare?
L’idea nasceva dalla nostra volontà di liberare le persone dalle preoccupazioni relative alla gestione delle proprie spese fisse, e restituendo loro il tempo ed il denaro da utilizzare per ciò che più amano. Purtroppo, le famiglie italiane sono quelle che soffrono di più in Europa, il costo della vita è aumentato di più degli stipendi negli ultimi 20 anni, con un -3,8% di potere di acquisto.
Le spese delle famiglie italiane sono dedicate per ben il 70% alle spese necessarie, di cui il 40% rappresentato da spese ricorrenti. Pensate che mensilmente, per il divertimento ed il risparmio, rimane solo il 30% del reddito disponibile. Il risparmio è, dunque, un tema molto sentito, ma per ottenerlo c’è bisogno di tempo per monitorare le proprie spese e trovare le giuste opportunità di risparmio e di conoscenze specifiche per capire i meccanismi sottostanti i contratti, le tariffe e le promozioni.
E qui arriva la vostra startup…
Per risolvere questi problemi abbiamo creato Switcho, la piattaforma digitale a cui affidare le proprie spese ricorrenti, per risparmiare tempo e denaro in modo sicuro, continuo e gratuito.
I tempi di implementazione della piattaforma quali sono?
A settembre abbiamo lanciato online il nostro primo servizio sulle utenze energetiche, il quale offre agli utenti la possibilità di ottenere una stima personalizzata del potenziale risparmio cambiando ad una migliore offerta, e semplificando notevolmente la parte burocratica portando a termine lo “switch” per conto dell’utente.
Entro la fine del 2019 lanceremo anche un servizio super innovativo – saremo i primi in Italia – per fare risparmiare gli utenti sulle spese di ADSL e internet.
La vostra è una startup auto-finanziata o siete riusciti ad essere così credibili da convincere anche dei finanziatori esterni?
Per far partire il nostro progetto abbiamo ricevuto fondi da un investitore istituzionale ed un finanziamento bancario. Entro la metà del 2020 prevediamo di ottenere un ulteriore round di investimento da utilizzare principalmente per finanziare l’acquisizione clienti e lo sviluppo prodotto.
La vostra è una piattaforma ‘giovane’. Lo siete anche tutti voi che ci lavorate?
Siamo un team molto giovane, età media 30 anni, e noi fondatori siamo tutti e 3 operativi in azienda e abbiamo esperienza pluriennale in ambito di consulenza manageriale (io e Marco) e startup digitali (Francesco)
La domanda di rito che si fa a tutti i giovani che scommettono sul loro futuro: dove vi vedete tra 10 anni?
Abbiamo dei piani molto ambiziosi per lo sviluppo di Switcho. Entro i prossimi 3 anni, vogliamo diventare il punto di riferimento delle famiglie italiane per la gestione e il monitoraggio delle spese ricorrenti. Inoltre, stiamo facendo alcune preliminari valutazioni per replicare il nostro modello in Europa, dato che diversi investitori esteri ci hanno contattato perché interessati a sviluppare Switcho nel loro mercato di riferimento.
Tu sei albanese. Mai pensato di estendere la vostra piattaforma anche al mercato del tuo Paese di provenienza? Avreste a disposizione dei dati a supporto di una scelta del genere?
Stiamo lavorando per l’apertura di un back-office a Tirana. Prevediamo che, non appena i volumi incrementeranno, ci sarà bisogno di un supporto per le attività operative, attività di data-entry e customer care, e riteniamo possa essere un’ottima strategia spostare parte di queste attività in Albania.
Avete già poggiato le basi per questo trasferimento? Il vantaggio che ne può ricavare l’Albania quale è?
Questa scelta è guidata, oltre che dall’opportunità di risparmiare sul costo del personale, dal fatto che personalmente provo grande soddisfazione all’idea di portare valore nel mio Paese di origine e aiutare a crescere i giovani talenti albanesi lavorando in una startup italiana. Grazie all’aiuto di alcuni miei parenti di Tirana, siamo già a buon punto per il set up dell’ufficio, dato che abbiamo già ingaggiato uno studio legale e contabile che ci aiuterà in fase di apertura della filiale e abbiamo già identificato uno spazio di co-working dove poter iniziare a lavorare. A breve partiremo con la selezione dei primi 2-3 collaboratori con cui avviare le attività di back-office.
Al di fuori dell’ufficio che ragazzo sei? Hai progetti più strettamente personali che esulano dalla sfera lavorativa?
Dal punto di vista personale, oltre alla crescita imprenditoriale, ambisco ad avvicinarmi nel breve termine alla vita politica. Circa il 10% della popolazione italiana è formata da immigrati e, dal mio punto di vista, dovrebbe esserci un maggiore sforzo politico per integrare al meglio queste persone – soprattutto perché sempre più stranieri diventeranno italiani, ottenendo il diritto di voto e diventando quindi “interessanti” per il mondo politico.
Parli anche per te, immaginiamo…
Trovo assurdo che un ragazzo come me che vive in Italia da più di 20 anni, che ha fatto tutte le scuole in Italia, che è fidanzato da più di 13 anni con una ragazza italiana (Alessia) e che si sente pienamente integrato, non sia ancora cittadino italiano e da anni aspetti un riscontro alla sua domanda di cittadinanza, richiesta nel lontano 2016. Questo è un piccolo esempio per fare capire quanto sia importante che i giovani come me intervengano nella vita politica del Paese per impedire che queste problematiche continuino ad esistere – la mancanza della cittadinanza italiana mi ha creato e continua a crearmi molti ostacoli in più nella realizzazione dei miei sogni.