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Home Diaspora Albanese

Gli albanesi di Romania

A cavallo tra fine del XIX e inizio del XX secolo, la Romania era considerata dagli albanesi una seconda patria.

Albania News
07 Agosto 2020
in Diaspora Albanese
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Dopo la prima guerra mondiale una nuova ondata di cittadini albanesi emigrò verso la Romania per motivi di lavoro e di studio.

Molti di loro, infatti, si trasferirono per lavorare nella regione della Transilvania in città come Oradea, Baia Mare, Cluj, Sibiu, Sighetu Marmatei e Targu-Mures. Tanti altri, invece, per studiare nelle più prestigiose scuole e università del paese.

La comunità albanese era particolarmente viva a Bucarest e Costanza grazie ad associazioni come “Bashkimi – Unione” ma anche a tante altre sparse in tutta la Romania. Dal 1919 al 1935, inoltre, venne pubblicato il quotidiano “Shqipëria e Re – La Nuova Albania”.

Gli albanesi di Romania

Durante gli ultimi due decenni del XIX secolo, gli albanesi di Romania svolsero una fitta attività a beneficio del rinascimento culturale del popolo albanese.

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Ispirati dai primi lavori del famoso studioso albanese Kostandin Kristoforidhi, che dal 1868 aveva iniziato a pubblicare a Istanbul parti della Bibbia tradotte in albanese, molti giovani albanesi in Romania, con Sotir Pandeli in prima linea, iniziarono a lavorare su un alfabeto che si adattava ai suoni dell’albanese e che voleva portare alla luce i primi libri nella loro lingua madre.

Attività culturali che proseguirono in seguito con Nikola Naço, nato in Albania a Pogradec e stabilitosi in Romania nel 1884 dopo essersi arricchito in Egitto nel commercio di cotone. Ricchezza che fu “investita” nelle attività culturali della comunità albanese in Romania; Naço, difatti, fondò la prima associazione culturale albanese “Drita” a Bucarest nel 1884.

All’epoca i cittadini albanesi che vivevano in Romania e che conservavano legami con i loro parenti in Albania conquistata dagli ottomani, non potevano perseguire una politica nazionalista iscrivendosi in una società che era malvista dai vertici del potere turco. Per questo, il primo comitato associazione culturale “Drita” era quasi del tutto interamente composto da cittadini romeni.

Solo nel 1889, dopo che il sultano ottomano Abdyl Hamiti era stato proclamato “Alto Protettore” dell’associazione su suggerimento dello stesso Naço, poterono essere eletti presidente e vice-presidente cittadini albanesi.

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L’associazione “Drita” fu molto attiva nella pubblicazione di libri di testo e di giornali settimanali in lingua albanese. L’alfabeto che veniva utilizzato in queste pubblicazioni – come specificato dal punto 4 dello statuto di “Drita” – era lo stesso utilizzato dal periodico “Dituria” a Istanbul.

Naim Frashëri

A Bucarest vennero pubblicate diverse opere in lingua albanese tra cui l’epica nazionale “La storia di Scanderbeg” di Naim Frashëri nel 1898. Poeta, scrittore, storico e patriota albanese, Naim Frashëri era visto dai circoli intellettuali romeni come una delle figure più brillanti del Rinascimento nazionale albanese.

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Naim Frashëri, durante la sua attività a tutto tondo, ha trovato un forte sostegno in Romania, dove ha pubblicato i suoi primi libri. Nel 1886, l’associazione “Drita” pubblicò a Bucarest il suo famoso poema lirico “Bagëti e Bujqësi”, un inno letterario dedicato alla natura e al popolo albanese.

Sempre nel 1886 venne pubblicata nella capitale della Romania anche un’altra sua opera, “Histori e përgjithshme”, a cui fece seguito due anni più tardi l’opera “Dituritë”. Con queste pubblicazioni, il grande poeta albanese venne in aiuto delle prime scuole albanesi divenendo uno dei primi grandi divulgatori di conoscenza scientifica tra i suoi connazionali.

Tra le altre opere di Naim Frasheri che vennero pubblicate in Romania ricordiamo “Lulet e verësë” (1890), “Parajsa apo fjala” (1894), “Fjalë të urta” (1894) e “Qerbelaja” (1898). Anche altri scrittori albanesi pubblicarono all’epoca in Romania, come Jani Vreto, I. R. Terova, Papa K. Negovani e Mihal Grameno.

La Romania, che forniva rifugio politico ai rivoluzionari albanesi, mezzi materiali e finanziari per la continuazione della guerra di liberazione in Albania, era per gli albanesi di quel periodo una seconda patria.

“Uomini nobili, grandi uomini di Romania, di vero amore fraterno, ci abbracciano calorosamente, ci danno rifugio per la salvezza, ci danno cuore nella nostra impresa, dandoci, allo stesso tempo, denaro, per poter portare avanti il lavoro che abbiamo iniziato.” – scriveva in quegli anni Nikola Naço.

La riconoscenza degli albanesi verso il governo romeno venne espressa in particolar modo nel “Congresso degli Albanesi” tenutosi a Bucarest nel 1905. Organizzato su iniziativa del principe Albert Gjika e della colonia albanese in Romania, il congresso decise per la creazione di un Comitato Centrale chiamato “Kombi – Nazione” che avrebbe guidato il movimento di liberazione albanese.

Questo articolo è solo la prima parte pubblicato da Diaspora Shqiptare con autore Kopi Kycyku. Clicca qui per leggerlo in lingua albanese

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Argomenti: Diaspora AlbaneseRomania

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