Gli albanesi, nell’arco del tempo hanno avuto una simbolica molto ricca inerente al rituale della consumazione del caffè. Gli elementi che hanno raffigurato questo rituale con messaggi positivi e negativi sono diversi e si rispecchiavano nelle interazioni delle persone o nei loro incontri di varia natura.
Il caffè come fatto culturale in Albania
La sopracitata simbolica del caffè è sempre stata accentuata specialmente nel Nord Albania, così come riporta il sociologo albanese, Zyhdi Dervishi nel suo libro “Lente di interazione simbolica”.
Se un malissor, abitante delle montagne albanesi, si recava nell’abitazione di un suo compaesano per riprendere un discorso iniziato in precedenza, vestito con gli abiti specifici “dell’amicizia” –“kostum i mikut”, in una sequenza importante quale lo “scambio del tabacco”, la quale era collegata ad un fidanzamento, ad una riappacificazione per vendetta di sangue, una conciliazione, alla risoluzione di un conflitto, ecc…, il padrone di casa non domandava all’ospite come lui desiderasse il caffè.
Era proprio attraverso il grado di edulcorazione del caffè oppure dalla sua amarezza, che l’ospite percepiva in modo simbolico la reazione del suo interlocutore sull’andamento della questione che stava alla base di quella visita.
Nel caso il caffè servito fosse stato dolce, questo significava che l’esito della risoluzione della questione era stato positivo o che comunque si trovavano a buon punto per la sua riuscita.
L’ospite, dal suo canto, in modo trasversale trasmetteva la sua sensazione dopo la degustazione del caffè dolce e questo lo faceva attraverso frasi cliché del tipo: ”Noto che abbiate scambiato il caffè con il miele!”, oppure “Al caffè, noto che abbiate versato del miele, non dello zucchero!”, “Al caffè avete versato un vaso intero di miele!”, ecc…
Il padrone di casa solitamente affermava in silenzio queste reazioni dell’ospite, annuendo, facendo un cenno con la testa su e giù oppure sorridendo. Solo dopo aver superato questa prima fase di approvazione, l’ospite si approcciava in modo più spensierato e sciolto e si esprimeva con ottimismo per la conclusione della loro questione.
Nel caso gli venisse servito un caffè medio per quanto riguarda la quantità dello zucchero in esso contenuto, questo aveva la valenza che la loro questione era rimasta in sospeso e non c’erano i presupposti per la sua risoluzione a breve termine.
In questo caso, l’ospite riferiva la sua reazione con altre frasi cliché, del tipo: “Non so se ci sia stato o meno dello zucchero dalle vostre parti?!”, oppure: “La neve ha bloccato le strade e la fornitura dello zucchero a quanto pare, non vi è arrivata!”. In quel caso, gli uomini della casa ospitante tacevano.
L’ospite doveva dimostrare diplomazia ed accuratezza nella scelta delle parole e delle argomentazioni adeguate e convincenti, che mirassero ad una migliore pista sul loro dibattito.
I padroni di casa potevano anche offrire all’ospite del caffè amaro, completamente privo di zucchero.
In questi casi, l’ospite reagiva in due modi:
Usando frasi tipicizzate: “La neve dovrebbe essere stata la causa per la mancanza dello zucchero da voi…” oppure rimaneva completamente in silenzio. Al suo silenzio rispondevano sempre taciturni anche i padroni di casa. Questo faceva evincere la risposta letteralmente negativa per la risoluzione del loro problema.
In queste circostanze diventava evidente il “decreto regale” rappresentato dall’amarezza del caffè, per cui, la persona intermediaria, incaricata come “mik” – “amico”, comprendeva che non doveva insistere su quella determinata questione.
In generale, l’intermediario manteneva calma ed autocontrollo, riprendendo il discorso con altre argomentazioni ad esempio, sull’influenza del meteo nei lavori agricoli stagionali, sulla riproduzione del bestiame, addirittura sull’andamento del conflitto russo-giapponese, ecc … Anzi, l’ospite doveva dimostrarsi molto abile e diplomatico a cambiare discorso con tempestività, sorvolando proprio sulla questione principale per la quale lui si era recato in quella casa.
È molto importante sottolineare il valore della simbolica dell’edulcorazione o amarezza del caffè attraverso questi usi o gesta sostituendosi alla pesantezza dell’uso delle parole negative e del loro duro effetto nell’individuo coinvolto oppure in tutta la sua famiglia.
Le parole negative avrebbero fatto molto più male e sarebbero risultate devastanti per tutto quel determinato focolare.
Al contempo, il grado di dolcezza o amarezza del caffè risultava determinante anche quando veniva servito nei riti funebri nel Nord Albania. Esprimeva in modo simbolico l’intensità del rammarico per il defunto e apportava indirettamente anche l’età stessa della persona deceduta.
Se il defunto era stato anziano e ad ogni modo aveva lasciato una famiglia serena e sistemata, il caffè servito era dolce.
Se il defunto era stato di mezza età ed aveva lasciato dei figli parzialmente sistemati, allora veniva servito un caffè mediamente zuccherato.
Se il defunto era stato giovane, aveva lasciato dei figli piccoli, a quel punto veniva servito del caffè amaro.