Burgajet (una tranquilla località del Mati, Albania settentrionale) – 8 ottobre 1895 /
Nel palazzo di Xhemàl Pashë Zogòlli (1) è festa grande, il tripudio popolare alle stelle. Sua moglie Sadijé Toptàni (2) gli ha appena regalato un bel marmocchio. Ahmèt, l’erede maschio tanto desiderato, è finalmente arrivato! La famiglia, allietata dalla nascita di altri figli (un secondo maschio e quattro femmine), sembra destinata a vivere una lunga stagione di unità, prosperità ed allegria. Il destino, come si dice, a volte è “cinico e baro”. Il piccolo Ahmèt appartenente ad un antico e nobile Casato musulmano dominatore del Mati, perde prestissimo il padre ed ha sette anni quando il Sultano Abd ul-Hamid II lo vuole presso di sé a Costantinopoli (con questo squisito eufemismo si intende dire che viene preso in ostaggio!). È un duro colpo per sua madre, la quale desiderava farlo studiare a Vienna. Ma bisogna rassegnarsi e lasciare che il piccolo Ahmèt venga educato alla turca dal Sultano, nelle cui grinfie rimane fino ai sedici anni. Torna a casa mentre infuriano le guerre balcaniche e vi si lancia a capofitto, guizzandovi come una trota nel ruscello. Il 28 novembre 1912, appena diciassettenne, è uno degli ottantatre maggiorenti che danno vita all’Assemblea Nazionale ed al Governo Provvisorio Albanese (presieduto da Kemàl bey Vlorë). Sarà lui, Ahmèt Muhtàr bey Zogolli, che otto anni più tardi, in una diversa e più vasta Assemblea Nazionale (a Lushnjë), riprenderà il programma politico-economico di Kemàl, tenendo a battesimo quella che sarà la corrente politica dominante in Albania per il prossimo quarto di secolo: il nazionalismo etnico. Il 1920, dunque, è l’anno che vede la prima vera apparizione sulla scena politica shqipëtare dell’intraprendente e dinamico figlio di Xhemàl Pashë. Con abilità eccezionale congiunta ad uno spirito ardito, pronto ad affrontare senza esitazione le più pericolose situazioni, si impadronisce del potere in Albania. Di guerra in rivoluzione, la sua carriera è rapidissima: Ministro degli Interni nel 1921, Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1922. Espulso dall’Albania nel giugno del 1924 da una rivoluzione popolare, capeggiata dai più rinomati esponenti intellettuali della Nazione, torna nel dicembre dello stesso anno con l’appoggio di poderose forze militari jugoslave. Zogolli proclama la Repubblica (31 gennaio 1925) e si autoelegge Presidente di essa. Il suo fine senso politico gli fa intuire il ruolo importantissimo nel Mediterraneo che il sorgere del Fascismo potrebbe assegnare all’Italia. Cambia, pertanto, rotta abbandonando la politica filo-jugoslava e si rivolge per aiuti economici e garanzie a Benito Mussolini (Primo Ministro del Re Vittorio Emanuele III). Così, prima con il Patto d’Amicizia del 28 novembre 1926 e poi con il Trattato d’Alleanza del 22 novembre 1927, l’Italia sabaudo-fascista garantisce all’Albania l’indipendenza e l’integrità del territorio nazionale e una ampia assistenza economica.
ANNOTAZIONI /
(1) – Xhemàl [1860-1911], terzogenito di Xhelàl Pashë Zogolli, è Governatore Ereditario del Mati. Dalla prima consorte, Melék Haném [1860-1884 / una sua cugina], ha avuto solo Xhelàl Bey [1881-1944].
(2) – Sadijé [1876-1934]. Pronipote di Kaplàn Pashë, a sua volta octisnipote di Alì Bey Toptani (uno dei tre figli maschi della Principessa Mamiza, la più giovane delle sorelle di Gijèrgj Kastriòti Skënderbèu.
[Prima puntata]