In Albania esistono idrocarburi allo stato solido (asfalto e bitume) e allo stato liquido (petroli) a linee petrolifere nella direzione SSE-NNO. Le zone bituminose più interessanti sono quelle di Selenizza, a circa 30 Km. da Valona e quelle nella Malakastra, presso Bérat.
Per il petrolio, esistono zone petrolifere in varie parti della fascia subcostiera, in una striscia interna che, partendo da Scutari, arriva fino a Delvino e alla conca di Coriza. Oltre che lungo il fiume Devoli, tracce di petrolio si riscontrano a Tepeleni, la passo di Krabi fra Elbasan e Tirana occidente del lago di Ocrida.
Le località più produttive sono quelle comprese tra lo Skumbi e la Vojussa, e cioè: Drasciovizza, Selenizza (Selenicë), Pathos, Cucciova (Devoli), Greshie, Dumreja e Penkowa.
Le ricerche petrolifere
Il primo campo petrolifero in Albania fu iniziato da ingegneri italiani, francesi ed inglesi durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1922 cominciarono le richieste di concessioni da parte di società italiane, francesi, inglese e americane. Ma queste richieste non ebbero alcun esito fino al 1925, anno in cui le Ferrovie dello
Stato italiano riuscirono ad assicurarsi un vasto campo di sfruttamento di 50 mila ettari nell’area di Cucciova.
Nel 1926 altri 100.000 ettari furono riservati alle ricerche italiane nella stessa zona, lungo il fiume Devoli, mentre altre concessioni venivano accordate alla Anglo-Persian Oil Company nella zona di Malacastra, al Syndacat Franco-Albanais e alla Standard Oil Company.
Costanzo Ciano, Ministro delle Colonie, intuì l’importanza che potevano avere le ricerche petrolifere in Albania e propose la costituzione, presso la Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato, di un organismo autonomo: l’ Agenzia Italiana Petroli Albania (A.I.P.A.), che fu in attività dal 1935 al 1943.
Devoli – Panorama del campo petrolifero Devoli – Panorama del campo petroliferoDalle prime estrazioni si rilevò che Il petrolio albanese aveva una forte percentuale di asfalto ed un altissimo contenuto di zolfo, il che lo rendeva inadatto alla raffinazione.
Devoli – Trivella di un pozzo Devoli – Operai al lavoroL’AIPA, in collaborazione con il Politecnico di Milano, studiò il problema e trovò una soluzione nel sottoporre il petrolio albanese ad un processo di idrogenazione, reazione chimica con la quale si introduce idrogeno in un composto. In particolare nell’industria del petrolio il trattamento di idrogenazione – detto idroraffinazione – è condotto sotto elevata pressione di idrogeno allo scopo di migliorare le caratteristiche di impiego del prodotto. L’idroraffinazione dette ottimi risultati ed è caratterizzata da una resa assai elevata (fino all’80%) e, di particolare importanza, è l’eliminazione dello zolfo dal greggio estratto.
Per sfruttare questo procedimento chimico fu creata la società ANIC con stabilimento a Bari, destinato specificatamente alla raffinazione del petrolio estratto in Albania, mentre lo stabilimento ANIC di Livorno era specializzato nella lavorazione delle ligniti toscane.
Devoli – Operai al lavoroL’AIPA aveva una concessione di 164.000 ettari lungo il fiume Devoli e qui, in località Cucciova (ridenominata Petrolia) si effettuarono le prime trivellazioni.
Alla zona dei pozzi, lungo il fiume Devoli, si affianca quella degli impianti, della case per operai ed impiegati, delle distillerie e dei vari servizi che si andavano costruendo nell’area del giacimento: ospedale, scuole, chiesa, telegrafo, luoghi di svago.
Una grande officina provvedeva alla riparazione del macchinario ed alla sua manutenzione: l’energia era prodotta in loco da dinamo azionate da motori diesel, il cui carburante proveniva dallo stesso giacimento petrolifero.
Devoli – Motore diesel per dinamo Devoli – Ruota centrale di pompamento al servizio di 22 pozzi Tubazioni dell’oleodotto Devoli – Strumenti di misurazione per l’oleodotto Devoli – Serbatoi per lo stoccaggio del greggioFu costruito un oleodotto, della lunghezza di 74 chilometri, dalla zona di produzione (Devoli) al porto di Valona. L’oleodotto, servito da quattro stazioni di pompaggio era capace, col suo diametro di 200 millimetri, di smaltire 1.000 e anche più tonnellate di petrolio al giorno.
A Valona il petrolio era raccolto in grandi serbatoi interrati ed il carico sulle navi cisterna era effettuato mediante tubazioni sommerse, in una vasta zona del porto riservata all’A.I.P.A.
Può essere interessante fornire alcuni dati statistici sulla produzione di petrolio dell’A.I.P.A. negli anni dal 1934 al 1939:
- Anno 1934 Tonn. 9.200
- Anno 1935 Tonn. 12.400
- Anno 1936 Tonn. 48.330
- Anno 1937 Tonn. 87.910
- Anno 1938 Tonn. 126.820
- Anno 1939 Tonn. 200.000
Diamo ora alcuni dati sull’attività di escavazione pozzi ed estrazione di petrolio ripresi dalla pubblicazione “Albania in 10 cartine dimostrative compilate dall’Ing. Francesco Pollastri, Capo dell’Ufficio Geografico dell’Istituto Centrale di Statistica” edita nel1939.
Nella carta geografica “ALBANIA – Geologia e miniere” nella sezione dedicata alle principali produzioni minerarie dell’anno1938 si riportano i dati comunicati dall’A.I.P.A.
« Dall’inizio dell’attività al 31 dicembre 1938: pozzi eseguiti con apparecchi Rotary N. 442; metri perforati 306.632 (profondità della base della serie petrolifera variabile da un minimo di m. 550 ad in massimo di m. 900 con orientamento E-W); nel solo anno1938: pozzi 148; metri 101.802,80.
Produzione: Dall’inizio al 31 dicembre 1938: tonn. 24.700.esportate 216.870; nell’ anno1938: tonn 126.820,esportate 97.426».
Il passaggio dell’A.I.P.A. all’AGIP
Con Legge del 27 maggio 1940 N. 580, promulgata da Vittorio Emanuele III e firmata dal Capo del Governo, dal Ministro delle Finanze, Thaon di Revel, e dal Ministro delle Comunicazioni, Host Venturi fu stabilito il “Passaggio dell’Azienda italiana petroli Albania (A.I.P.A.) alla Azienda Generale Italiana Petroli, società anonima (A.G.I.P.)”
Con questa legge la gestione speciale autonoma denominata Azienda Italiana Petroli Albania, affidata con R. decreto legge 8 luglio 1925, N. 1301, all’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato fu trasferita a decorrere dal 1 luglio 1940 all’Azienda Generale Italiana Petroli, società anonima con sede in Roma.
Devoli – Palazzina degli uffici della DirezioneLa documentazione fotografica, inedita, che correda questo articolo dimostra la grande attività di escavazione pozzi, di creazione di infrastrutture e di tutta l’organizzazione del campo petrolifero di Devoli.
Il memoriale di un tecnico che ha vissuto in Albania a Devoli negli anni 1930- 1950 alle dipendenza dell’A.I.P.A.
Può essere interessante riportare qualche stralcio dello scritto di Arnaldo Canciani “Memorie e ricordi di Albania 1930-1950” pubblicato a Crema nel novembre 2001.
Nella prefazione l’Autore scrive: «Questa parte delle mie memorie, che riguarda un periodo di venti anni dal 1928 al 1949, la dedico a tutti coloro che l’anno vissuta con me in Albania, ai disumani sacrifici ei miei genitori, a tutti i miei famigliari».
La famiglia di Arnaldo Canciani fu costretta ad emigrare e nel 1928 il padre partì per l’Albania, dove lo raggiunse la famiglia nel gennaio 1930.
Arnaldo Canciani frequentò le scuole elementari a Tirana e nel 1934 il padre lasciò Tirana per trasferirsi a Cucciova, dove l’A.I.P.A. aveva iniziato le ricerche petrolifere nella zona della concessione.
Il padre lavorava in una impresa italiana alla costruzione di case, capannoni, uffici. A Devoli era stata costruita la mensa, gli uffici ed alcune abitazioni in legno. Nel 1937 furono avviati a Cucciova i lavori per la costruzione di una nuova scuola, dell’ospedale, della chiesa, del dopolavoro e molte famiglie arrivarono dall’Italia: il paese di Devoli era diventata un’isola italiana, inserita nel contesto albanese.
Nel 1937 Canciani iniziò a lavorare come apprendista un una officina di Tirana e nel 1938 venne assunto dall’A.I.P.A. come apprendista nell’officina. Interessante la descrizione dell’officina: un capannone di destra lungo 120 metri, diviso in vari reparti (macchine utensili, aggiustaggio e motoristi). A sinistra un capannone identico, suddiviso in falegnami, fabbri e saldatori. Confinanti vari capannoni adibiti a magazzini e depositi di attrezzature.
Una piccola stazione ferroviaria – con binari a scartamento ridotto – era di fronte all’officina e da lì si diramavano i binari che raggiungevano tutti i pozzi.
Una fotografia dell’officina e dei capannoni, scattata nel 1994, rappresenta i capannoni riparati dopo le distruzioni della guerra, ma – dice l’Autore – erano praticamente identici a quelli originali del 1934.
Il racconto prosegue con la descrizione della vita di tutti i giorni, e con le novità che arricchivano la piccola città. La biblioteca aziendale disponeva di 800 volumi di vario argomento e Canciani aiutava l’incaricato.
Nel 1940 ebbe inizio la guerra contro la Grecia e la situazione divenne subito più difficile, anche per le note vicende della Campagna di Grecia.
All’epoca, il cantiere dell’A.I.P.A. produceva un decimo del fabbisogno nazionale italiano di petrolio. Devoli divenne quindi un punto di importanza strategica ma, scrive Canciani, «per circa un anno ancora la vita scorreva abbastanza serena e tranquilla, i generi alimentari non mancavano, continuava ed era aumentato l’afflusso di militari di tutte le armi».
Il racconto continua con le vicende dopo l’8 settembre 1943: l’Albania passò sotto il comando dei vari reparti tedeschi, fu creata una nuova società (Albania Oil Company con direzione austriaca). Quindi iniziarono le incursioni dei bombardieri alleati, che causarono ingentissimi danni alle abitazioni, alle officine e ai depositi di carburante.
Seguono numerose pagine sugli avvenimenti dopo la ritirata dei tedeschi e l’arrivo dei partigiani.
Nel corso del 1945 vi furono le trattative per il rimpatrio dei militari italiani rimasti nei vari paesi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Fu concessa l’autorizzazione al rimpatrio di quasi tutti gli ex-militari considerati prigionieri, ma le autorità albanesi chiesero ed ottennero di trattenere tutto il personale civile specializzato nei vari rami dell’industria, ex dipendenti di varie aziende che operavano in loco, da loro ritenuti indispensabili alla ricostruzione del paese.
Solo nei primi mesi del 1948 alcuni italiani, che erano stati trattenuti in Albania, furono autorizzati a lasciare il paese. Dopo l’espulsione della Yugoslavia dal Cominform si determinarono piccoli cambiamenti nel comportamento del Governo albanese nei rapporti con gli italiani, con un maggiore compenso economico ai lavoratori italiani, il che consentì loro un miglioramento delle condizioni di vita.
Finalmente, nell’aprile del 1949, fu autorizzato, insieme al padre, a lasciare l’Albania e a fare ritorno in patria, con sbarco a Brindisi e ritorno a Gemona. Finalmente dal 1 dicembre del 1950 fu assunto dall’AGIP a Crema: dove iniziò una nuova vita.
Le fotografie di quest’articolo fanno parte dell’archivio personale di Franco Tagliarini, Direttore Responsabile di Albania News. L’articolo è stato originariamente pubblicato il 16 luglio 2012.
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