17 Novembre 1944 – 17 Novembre 2017
73esimo anniversario della Liberazione di Tirana dai tedeschi.
Evento noto come “la più grande operazione di pianificazione strategica e la più grande vittoria dei partigiani dell’Esercito di Liberazione Nazionale Albanese, con comandante generale Enver Hoxha e comandante responsabile per i combattimenti a Tirana, il suo ex-braccio destro, Mehmet Shehu”
Una vera e propria cancrena per il tessuto storico-politico e sociale albanese, tutt’oggi, a distanza di una generazione dall’instaurazione della democrazia in Albania e dal cambio dei sistemi politici, continua ad essere il fatto che gli albanesi hanno una visione offuscata e delle conoscenze distorte sulla propria storia.
Questo è dovuto al fatto che dal 1944 al 1991 in Albania si è vissuto sotto la più feroce delle dittature comuniste mai esistite, quella applicata da Enver Hoxha.
Per questo motivo la storia del paese non poteva che essere raccontata e addirittura, documentata ed elaborata con una ricca e sofisticata storiografia a funzione di un’unica linea ideologica, che è stata quella in vigore per circa mezzo secolo di totalitarismo.
Quale fu il vero andamento della vicenda inerente alla liberazione di Tirana il 17 Novembre 1944?
Tirana è stata proclamata dal Congresso di Lushnjë del 1920, capitale provvisoria dell’Albania, invece dall’Assemblea Costituente nel 1925 è stata confermata definitivamente come capitale.
A proposito della certezza sulla verità e della gloria dei partigiani albanesi e la dura sconfitta inflitta ai nazisti, nel cosiddetto evento più importante della Lotta Antifascista di Liberazione Nazionale Albanese, incoronato con la liberazione di Tirana il 17 Novembre 1944, le domande che sorgono spontanee sono le seguenti:
La vittoria è stata completa oppure solo parziale? È lacunosa, o addirittura solo un’invenzione del comunismo? È necessario riesaminare tutta la rappresentazione distorta e arbitraria della storia dell’Albania da parte della dittatura di Enver Hoxha instaurata a partire dalla fine della guerra, subito dopo il 1944?
Possibile che a distanza di 26 anni dall’instaurazione della democrazia in Albania – quindi dal 1991 – e dal cambio dei sistemi politici e sociali, la data del 17 Novembre 1944, Liberazione di Tirana, un evento così importante, trova tutt’oggi divisa l’opinione pubblica?
Non è una semplice domanda che si pone la “città tiranese” ma anche, e soprattutto una domanda che si pone la nazione e gli schieramenti politici albanesi.
È forse da rivisitare la storia della Liberazione di Tirana dall’Esercito di Liberazione Nazionale Albanese e quella del ruolo del comandante generale Enver Hoxha, dell’ incaricato stratega nei combattimenti svolti nella capitale suo ex-braccio destro, Mehmet Shehu? Quest’ultimo, uno degli esponenti politici e militari più esperti e più fidati, dei più feroci comunisti del politburo di Enver Hoxha, istituito a partire dalla fine della guerra. In seguito, l’ex-primo ministro dell’Albania Shehu è morto il 18 dicembre 1981 in circostanze tuttora misteriose: ufficialmente la causa della morte è stata dichiarata come suicidio; in seguito Shehu è stato considerato, da Enver Hoxha e dal suo entourage, come nemico della nazione e agente dei servizi segreti stranieri.
Questa ricorrenza, il 17 Novembre 1944, Liberazione di Tirana, continua ad avere varie interpretazioni e mille sfaccettature, rimanendo un enigma nel panorama sociale, storico e politico albanese.
Prima versione, quella ufficiale della storia albanese fino ad oggi
Come anticipavo nell’introduzione, specialmente quando si vive sotto gli schemi rigidi di una dittatura totalitaria, esiste un’intera storiografia, ricca di opere scritte durante il totalitarismo, una bibliografia storica nazionale albanese, a difesa della teoria comunista della vittoria dell’Esercito di Liberazione Nazionale Albanese con il comandante in capo, il compagno Enver Hoxha, il giorno del 17 Novembre 1944 contro i tedeschi, occupatori di Tirana.
Non sto qui a elencare singolarmente tutte le opere della bibliografia sulla storia albanese per motivi di spazio e, naturalmente anche perché, questo scritto non intende essere una “scoperta” storica in sé. Si tratta solo di una riflessione, per cui gli interessati potranno approfondire, in qualsiasi momento, rintracciando la documentazione ed eventualmente, condividere obiettivi e azioni nelle opportune sedi di confronto.
Della linea che segue il filo di questa prima parte – l’unica per mezzo secolo – e ufficiale come versione, il rapporto che si presenta è a grandi linee il seguente:
[…] “Nella mattinata del 17 Novembre 1944, dopo 19 giorni e notti di duri e incessanti combattimenti, la capitale dell’Albania, Tirana, fu liberata.
L’operazione di assalto per la liberazione di Tirana è stata parte integrante nell’ambito dell’offensiva generale dell’Esercito di Liberazione Nazionale Albanese per la liberazione totale del paese. I preparativi per la liberazione di Tirana iniziarono a ottobre per concludersi il 17 Novembre 1944.
Risultati:
- Spazio di distesa dell’operazione: 4000 km2.
- Durata: 19 giorni consecutivi per la liberazione della città.
- Caduti: 127
- Feriti: 290
Perdite nemiche:
- 3000 morti e tanti feriti
- 300 prigionieri di guerra
- 25 cannoni
- 4 carri armati
- 100 mitragliatrici
- 200 automezzi
- 250 carri con diversi materiali
A seguito degli attacchi dei partigiani albanesi che giungevano da ogni direzione e, avendo subito gravissime perdite umane e materiali, i tedeschi iniziano la ritirata. Sfruttando il buio della notte e a causa di cattive condizioni meteorologiche, le truppe dell’esercito tedesco riescono a rompere l’assedio, dirigendosi verso il campo dell’Aviazione e da lì, proseguono verso la strada Vorë – Scutari.
La mattina del 17 Novembre il popolo di Tirana uscì nelle strade della città a salutare i vincitori che in 19 giorni liberarono la capitale dai tedeschi.”
(Fonte: “Historia e Artit Ushtarak të Luftës Antifashiste Nacional Çlirimtare të Popullit Shqiptar – Tiranë, 1989. (Ministria e Mbrojtjes Popullore, Akademia Ushtarake)” – “Storia dell’Arte Militare della Lotta Antifascista di Liberazione Nazionale del Popolo Albanese”, Tirana 1989 ( Ministero della Difesa Popolare, Accademia Militare)
Seconda versione: Documenti britannici
Rapporto del maggiore britannico J.P.F Oliver, presente a Tirana dal settembre 1944 incaricato come ufficiale mediatore degli alleati presso la Prima Divisione dell’Esercito della Lotta per la Liberazione Nazionale Albanese.
Fonte: FO; WO; SOE Britannici e un rapporto di OSS (Ufficio Servizi Strategici – Servizi Segreti Americani, in seguito CIA), riportati per i lettori albanesi dal noto giornalista americano di origine albanese, Peter Lucas.
Peter Lucas è impegnato nelle ricerche e negli studi sulla storiografia albanese. Ha elaborato diverse informazioni in merito e inoltre ha pubblicato un libro sulla storia dell’Albania, focalizzandosi soprattutto sul ruolo dei servizi segreti americani durante la Seconda Guerra Mondiale in Albania, intitolato: “ La missione americana in Albania – Le operazioni segrete di OSS e la collaborazione con i comunisti partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale”. Il libro è stato pubblicato in entrambe le lingue, inglese e albanese.
Per la realizzazione di questo libro, l’autore ha consultato la documentazione che riguarda la voce “Albania e Servizi Segreti Americani durante la Seconda Guerra Mondiale” nell’archivio nazionale di Stato Americano, aperto al pubblico.
Vari giornali albanesi diffondono frequentemente frammenti di materiali da lui pubblicati a proposito di questo argomento.
Il maggiore Oliver fu tra gli unici ufficiali militari alleati stranieri che collaboravano con i partigiani albanesi per sconfiggere i tedeschi, a poter entrare a Tirana – nonostante le varie proibizioni a lui imposte dai comunisti albanesi – durante l’attacco dei partigiani albanesi contro le truppe tedesche che avevano occupato la capitale albanese. Gli stranieri erano tenuti lontano dagli avvenimenti bellici ed erano sorvegliati, impedendo loro di intromettersi nelle faccende dei comunisti albanesi. La stessa abitazione del maggiore Oliver era sorvegliata dai partigiani albanesi. Lui fu sottoposto a una forte pressione per non recarsi a Tirana i giorni dei combattimenti e alcuni italiani che facevano parte del suo staff furono arrestati dai comunisti albanesi.
(PRO.H.S 5/134, Albania BLO Report “L” Major J.P.F OLIVER.)
In sintesi, nella sua relazione indirizzata ai suoi superiori, il maggiore britannico Oliver, che di nascosto e a insaputa dei comunisti albanesi era riuscito a intrufolarsi a Tirana, in un panorama di guerra per la liberazione, riporta il resoconto della situazione a lui riferita dal leader Mehmet Shehu che dirigeva i combattimenti.
Tutto era diverso da ciò che il maggiore stesso stava costatando in tempo reale.
Lui riferisce che innanzitutto il numero dei tedeschi presenti a Tirana non era più di trecento, contrariamente dai “tremila” tedeschi come sosteneva Mehmet Shehu, poiché i tedeschi avevano già iniziato la ritirata in precedenza. Da parte degli albanesi, non c’era bisogno di sforzarsi più di tanto per sconfiggere i tedeschi, per il semplice motivo che non esisteva una resistenza tedesca vera e propria. La quantità di armamenti e materiali bellici tedeschi presente a Tirana in quei momenti era molto inferiore dalle cifre riportate dai comunisti albanesi e che di conseguenza, anche le perdite numeriche di soldati e materiali, nel bilancio dei comunisti albanesi, erano totalmente incongruenti, ecc …
Allo stesso tempo, molte altre documentazioni straniere sulla liberazione di Tirana sono state scoperte.
Documentazioni tedesche che a loro volta, in parte confermano le relazioni britanniche, in parte le contestano.
Sarebbe importante unire i materiali e, in modo scientifico, confrontarli, con lo scopo di ricucire i pezzi frammentari della storia.
La versione del regime totalitario albanese per circa mezzo secolo, sulla liberazione di Tirana, non costituisce più l’unica fonte e l’indiscussa versione, finora ritenuta veritiera.
Qui non si mette in discussione il fatto che essa sia oppure no una tesi attendibile, ma può precludere una più ampia e obiettiva ricognizione dei fatti storici.
Un’altra cosa è indiscussa: il rispetto incondizionato per i caduti in guerra. Si tratta di partigiani albanesi, ragazzi giovani non necessariamente comunisti, che credevano in un sacro ideale, la libertà della propria patria e per cui, hanno donato la cosa più cara, la loro vita. Stessa considerazione, a livello umano, si estende a tutti i soldati caduti in guerra, anche quelli delle file nemiche.
Un trattamento riservato va ai prigionieri di guerra. Ci sono state segnalazioni che i comunisti albanesi hanno infranto le leggi e gli accordi di guerra internazionali, uccidendo i loro prigionieri.
La versione di buona parte dei cittadini tiranesi autoctoni sulla liberazione di Tirana il 17 Novembre 1944
Il prefetto di Tirana, Qazim Mulleti , vista l’aria che tirava, aveva lasciato Tirana già a settembre 1944 e era diretto verso la Germania. Non avendo fatto in tempo a portare con sé sua moglie e suo figlio, loro sono stati catturati dai comunisti albanesi e internati nei feroci campi di internamento albanesi, dove in seguito la moglie del prefetto è morta. Sono stati sequestrati tutti i loro beni.
Alla vigilia del 17 Novembre 1944, l’esercito albanese per la lotta antifascista ha proclamato la vittoria assoluta sui nazifascisti. Quel giorno sarebbero stati grandi festeggiamenti per la sconfitta del nemico dai partigiani albanesi. Proprio quei giorni, nella capitale, nei vicoli di Tirana, nelle stradine, nelle case, venivano prelevati e uccisi barbaramente tiranesi intellettuali, autoctoni e non, persone che si erano laureate all’estero, di ampia cultura e che il futuro governo comunista temeva come dissidenti. Erano uccisi per il semplice motivo di essere intellettuali e poiché potevano andare in disaccordo con le convinzioni e la linea di Enver Hoxha.
Era solo un preludio della catastrofe albanese, della dittatura che da lì a poco avrebbe avvolto Albania in un pugno di ferro per mezzo secolo.
Vennero sequestrati i beni, le case, il patrimonio culturale di molti cittadini albanesi.
Per questo motivo, del 17 Novembre, molti anziani tiranesi hanno sempre avuto un ricordo amaro e doloroso e non la ricordano come giorno di festa, ma al contrario, come giorno in cui iniziò il loro calvario con l’instaurazione del governo di Enver Hoxha.
Sta agli esperti albanesi e internazionali fare tutto il possibile per permettere agli albanesi di riappropriarsi della loro storia.
Non è una pretesa o un capriccio, non è una sfida che intende evidenziare un vincitore o un vinto e non è che una delle tesi dovrebbe per forza escludere l’altra, o soffocare le nuove versioni di scritti e documenti storici. Attribuendo la dovuta importanza a ogni dettaglio e senza oscillare tra ignoranza ed errore, si può arrivare alla verità.
È la pura verità sullo svolgimento della storia dell’Albania, della quale, senza dubbio fa parte anche la diatriba a proposito del 17 Novembre 1944, associata alla Liberazione di Tirana, che oggi dovrebbe invitare anche i politici albanesi a mettere da parte ogni convinzione, idea e interesse politico, per saper distinguere la storia dalla politica e trovarli tutti concordi sul fatto che il tempo sprecato dagli albanesi ad accettare solo un’unica realtà è già passato e, sicuramente, non ha portato alcun progresso.
* In diversi portali albanesi sono stati pubblicati materiali e documenti scoperti di recente. I temi che sono stati trattati da studiosi stranieri, oppure da albanesi di cittadinanza straniera, da personalità, veterani di guerra e intellettuali albanesi, aprono nuove prospettive per nuovi confronti: la scoperta della verità su questo pezzo di storia della capitale albanese, parte integrante della storia nazionale albanese.
Approfondimenti
- Qazim Mulleti, il vero prefetto di Tirana, anni 1942-1944
- Articolo giornale Panorama
- Articolo giornale Dita