Lina Alushi ha solo 17 anni. Da 14 è in Italia, oggi vive a Novara. Ha partecipato al concorso Lingua Madre , un concorso che vuole dare voce alle storie di donne straniere. E ha vinto il Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana.
Perché hai partecipato a questo concorso?
La mia professoressa di italiano ha pensato di propormi questo concorso, viste le mie origini e la mia passione per la scrittura. Ho pensato che poteva essere un’ottima occasione per esprimermi.
Che cosa ti ha spinto a raccontare la storia della tua bisnonna?
All’inizio avevo pensato di scrivere di tutt’altro. Poi, quando ho parlato di questo concorso in famiglia, mia madre mi ha suggerito di parlare della storia di mia bisnonna. A dire il vero, prima non sapevo molto delle vicende della mia famiglia. Il concorso per me è stata un’opportunità per conoscere le mie radici più a fondo. Conoscere, allo stesso tempo, la storia dell’Albania e della mia famiglia.
Hai incuriosito, con il tuo racconto, anche i tuoi compagni e amici italiani?
La mia professoressa mi ha chiesto di leggere il racconto davanti alla mia classe. I miei compagni sono rimasti profondamente sorpresi. Alcuni hanno addirittura pianto. E poi, tutti mi hanno chiesto di più dell’Albania e della mia famiglia. E’ stata un’emozione fortissima, e mi ha resa molto felice.
Qual è stata la tua reazione, quando ti è stato comunicato di aver vinto il Premio Speciale Rotary Club?
Non me l’aspettavo assolutamente: non riuscivo proprio a crederci!
Perché hai vinto proprio questo premio?
Il mio racconto è stato giudicato come quello che ha maggiormente trasmesso i valori della pace e della tolleranza.
Grazie mille, e in bocca al lupo per il futuro!
Abbiamo parlato, inoltre, con Daniela Finocchi, ideatrice del concorso.
Come nasce il concorso Lingua Madre?
Lingua Madre è un concorso sui generis: è un progetto permanente della Regione Piemonte e del Salone del Libro, con il patrocinio della Commissione Europea. Nasce nel 2005 per dare voce alle storie di donne straniere. E’ aperto a ogni età, alle donne straniere come a quelle italiane che si vedono con interesse la diversità e il fenomeno dell’immigrazione, è a tema sostanzialmente libero: è semplicemente uno spazio per le donne per poter esprimere le proprie esperienze, per conoscersi e confrontarsi.
Perché proprio le donne straniere?
Sono doppiamente discriminate: fanno parte del mondo femminile e di quello migrante allo stesso tempo. Una precedente vincitrice del concorso ha spiegato in maniera molto calzante il nostro obiettivo: abbiamo paura del buio perché non ci permette di conoscere quello che abbiamo attorno; è la luce della conoscenza che ci fa apprezzare che cosa ci circonda. Conoscere le storie delle donne straniere significa accendere la luce in un mondo che altrimenti viene disprezzato perché non conosciuto in profondità. E poi le donne sono la vera nuova energia che la nostra società dovrà valorizzare, per cambiare l’attuale stato delle cose.
Quali sono i valori che Lingua Madre esprime?
Il valore fondamentale è la differenza. E il confronto tra diversi. Cerchiamo di privilegiare la relazione tra donne italiane e straniere, ed anche una collaborazione, soprattutto nel caso in cui la donna straniera non avesse dimestichezza con la lingua.
Questo concorso ha un notevole corredo di eventi, convegni e così via. Ci fa qualche esempio?
Ogni anno organizziamo circa 100 eventi tra convegni, incontri con le autrici, presentazioni di libri e così via. Inoltre si è creato un gruppo di studio per analizzare i testi che arrivano alla nostra casella postale. Il gruppo è formato da studiose italiane e straniere. Ci sono tantissimi spunti, e questo studio sta portando molti frutti. Il bando viene presentato ovunque: dalle scuole alle carceri. Ora abbiamo anche un’interessantissima collaborazione con AdaptLab, per il Torino Film Festival.
Quante autrici partecipano al concorso?
Ogni anno ci arrivano quasi 300 elaborati. Ci sono anche autrici giovanissime, addirittura delle medie inferiori. Qualche anno fa ha vinto una dodicenne! Ormai quasi tutte le scrittrici straniere che lavorano nell’editoria italiana sono passate da qui. E’ un risultato di cui siamo molto fieri e soddisfatti.