Per i tipi della casa editrice romana Jouvence, nell’ultima settimana del marzo 2009 è stato pubblicato il libro di Giovanni Armillotta, I popoli europei senza stato. Viaggio attraverso le etnie dimenticate (190 pp. – ISBN 978-88-7801-409-1) per la collana Ordine & Caos diretta da Franco Cardini, Marco Tarchi e Danilo Zolo.
Il volume del nostro collaboratore, che si presenta con una singolare e originale copertina, è magnificamente impaginato con le illustrazioni scelte dall’autore poste in eccellente evidenza. Nel volume apprezziamo, inoltre, le bandiere a colori di quei Popoli, pressoché sconosciute al grande pubblico.
Il lavoro di Armillotta tratta di periodi nascosti antichi e contemporanei di quelle che sono comunemente conosciute come semplici regioni di notissimi Stati europei: Bretagna (Francia), Catalogna (Spagna), Cornovaglia (Gran Bretagna), Fær Øer (Danimarca), Frisia (Paesi Bassi), Friuli (Italia), Galles (Gran Bretagna), Lapponia (Paesi Scandinavi del Circolo Polare Artico e Russia), Isola di Man (Gran Bretagna), Occitania (Francia), Paesi Baschi (Spagna), Paesi Ladini (Italia e Francia), Sardegna (Italia), Scozia (Gran Bretagna) ed i Sòrabi della Lusazia (Germania).
Zone geografiche e geopolitiche che raccolgono epoche di grande storia e lotta contro un potere accentratore. O memorie di quando questi stessi popoli a loro volta racchiudevano Stati solidi e di remote tradizioni.
La continuità temporale dello scorrere lineare del tempo, ci descrive come le Genti in questione siano risultate perdenti nell’urto con realtà allogene e più forti apparati militari prima, e coercitivo-amministrativi dopo. Il saggio ci fa comprendere lo smarrimento culturale che molte di queste etnie hanno attraversato ed attraversano a contatto con le “metropoli” vittoriose.
Il problema dell’affievolirsi della primeva espressione idiomatica, la lotta per il ricordo delle origini e la lingua, conduce l’autore non solo a presentare le diverse minoranze così come sono ripartite in Europa (Italia compresa), ma pure gli sforzi di quei pochi che cercano di mantenere viva la fierezza di popoli che rischiano di sparire nell’appiattimento condotto dalla dissuasione e dai tentativi di omologazione di coloro che una volta erano gli invasori e oggi rappresentano quella legittimità riconosciuta dalla comunità e dal diritto internazionali.
La tutela di una presenza minoritaria su un qualsiasi territorio è non soltanto curare la lingua. Esistono ulteriori dimensioni che vanno dalla letteratura alla revisione storica, ecc.; argomenti che vanno enucleati mediante uno studio complessivo da parte dell’entità potestativa, che spesso considera tali regioni, al massimo, patrimonio turistico, se non peggio alla stregua di basi militari straniere.
Nell’introduzione dell’autore si parla pure del Còssovo, degli Arbëreshët e della nostra Madre Patria.
Lo spirito dell’opera è racchiuso nelle parole di Maurizio Vernassa che nella presentazione afferma: “Per costruire in concreto la nuova, grande Europa delle nostre aspirazioni e speranze, l’Europa della civiltà comune e condivisa, l’Europa liberata dalle inaccettabili e pericolose prevaricazioni nazional-imperialistiche e dalle tragedie, antiche o recentissime, da esse prodotte, occorre per prima cosa conoscere in profondità tutte le caratteristiche delle sue molteplici componenti storiche, politiche, sociali ed etniche”.