Alla fiera dell’editoria italiana a Milano, Venerdì 21 Aprile, alle ore 12:00, si è svolto il convegno “Prossimità e letteratura” -La promozione della letteratura albanese in Italia. Reso possibile dalla Regione Puglia in collaborazione con il Ministero della Cultura albanese. Promosso da: la Casa editrice (pugliese) Besa, l’Ambasciata Della repubblica d’Albania, la Fondazione Gramsci, il Centro Di Cultura Albanese, Biblioteca Nazionale albanese, il Consolato Generale d’Albania – Milano.
All’incontro hanno partecipato:
S.E. Anila Bitri Lani, Ambasciatrice della Repubblica dell’Albania in Italia
Prof. Francesco Altimari, docente di lingua e letteratura albanese all’Universita’ della Calabria e autore di moltissimi studi di filologia e letteratura tra il mondo arbëresh ed il mondo albanese.
Sig. Livio Muci, Fondatore della Casa Editrice Besa la quale ha pubblicato una collana di autori albanesi. Da sempre molto vicina alla lingua e cultura albanese.
Dott. Arben Dedja, Scrittore, ma anche ricercatore presso l’Università degli Studi di Padova. Un Autore che si è auto tradotto ma che ha anche tradotto dall’italiano e dall’ inglese.
Ha moderato l’incontro la nostra collaboratrice Sonila Alushi la quale dopo i ringraziamenti, ha aperto l’incontro con una breve premessa sull’importante ruolo della letteratura non solo nel mondo dell’arte, ma anche come forma ed espressione di identità e cultura, e come uno dei più efficaci mezzi di integrazione.
Sonila Alushi – “Scrivere è importante. Ascoltare le diverse voci che formano la nostra identità nazionale è importante. La letteratura è un mezzo fondamentale per esprimere chi siamo e chi eravamo e questa identità individuale e nazionale si costruisce, appunto, in gran parte grazie alla parola, grazie alla lingua e alla narrazione. Ogni popolo d’altronde trova la propria identità in una sorta di racconto mitico. In Albania, come anche in Italia, era la letteratura, con l’arte e la musica, a garantire un sogno di identità e di unità nazionale. Quindi è nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capacità creativa degli albanesi che risiede il cuore della nostra identità e della nostra cultura.
Ecco perché è necessario essere consapevoli di questo nostro patrimonio, di questo bene comune, comune a tutti noi che abbiamo il compito di custodirlo, ma anche di farlo conoscere: da custodire, perché la lingua è un bene fragile, continuamente esposto a tante forme di ‘inquinamento’. Ma un patrimonio anche da far conoscere perché così ci facciamo conoscere. Ed è soprattutto di questo che oggi, in questa importante occasione di confronto e di riflessione, stiamo soprattutto parlando. Nella complessa e multiforme realtà del mondo globalizzato, il nostro compito, ma anche la nostra più grande opportunità, si lega proprio alla volontà e alla capacità di valorizzare la nostra letteratura e di conseguenza la nostra cultura. Perché la letteratura è arricchimento, ma è anche uno dei più belli ed efficaci mezzi di integrazione.”

Riguardo all’integrazione, al ruolo delle associazioni culturali albanesi in Italia, all’insegnamento della lingua albanese e sulle politiche di sostegno in questo senso, è intervenuta la S.E. Anila Bitri Lani, Ambasciatrice della repubblica dell’Albania in Italia, sottolineando la fondamentale importanza di tutto questo in quanto per farci conoscere è necessario prima conoscersi. Una generazione nuova che cresce nella conoscenza delle proprie origini iniziando con la lingua, vivendo tra i nostri due Paesi dove i confini quasi non ci sono più, è l’attore principale per poter conoscere le opere letterarie albanesi e tradurre loro nel migliore dei modi.
A proposito, S.E Ambasciatrice, la quale da subito dopo la sua carica, ha iniziato a incontrare e visitare le principali Associazioni culturali albanesi in Italia, non si è dimenticata di complimentarsi con tutte queste piccole realtà che lavorano in grande insegnando l’albanese, l’italiano e promuovendo tutto quello che riguarda la nostra cultura dando vita a quell’equilibrio tanto desiderato, non sempre facile, che è l’integrazione. “Un lavoro prezioso che andrebbe sicuramente incoraggiato e sostenuto il massimo possibile. Per questo stiamo lavorando sull’idea di un Istituto della Cultura albanese in Italia” ha dichiarato la S.E.
Molto prezioso, secondo lei, rimane anche il lavoro delle cattedre di lingua albanese in Italia dove molti giovani, albanesi e non, hanno la possibilità di imparare la lingua e la letteratura di un piccolo popolo come il nostro, ma che è tanto ricco di cultura la quale è molto ben raccontata e rappresentata nelle nostra letteratura.

Il tema delle cattedre lo ha ripreso il Professor Francesco Altimari docente di lingua e letteratura albanese all’Università della Calabria e da sempre punto di riferimento per tutto quello che riguarda la cultura, la lingua e la letteratura arbëresh e albanese in Italia. Il professore ha ricordato che le prime opere scritte in albanese sono state stampate proprio in Italia come ad esempio “Meshari” di Gjon Buzuku, “Pasqyra e te Rrefyemit” di Budi ma anche De Rada e Lekë Matrënga con il suo “E Mbësuame e Krështerë” il quale è il documento più antico nella variante tosca della letteratura albanese.

Parole chiave del suo discorso sono “ponte” e “rete”. “I due paesi sono legati da tempi remoti e la comunità arbëresh è stata l’artefice di tali fondamenta che ha costruito secoli fa e che rinforza ogni giorno. Le identità sono in cambiamento, come è giusto e naturale che sia. Per poter tramandare, promuovere tutto il patrimonio letterario e alimentarlo per farlo crescere, si ha la necessità degli studi, delle cattedre, ma anche di legami, collaborazioni poiché tramite esse si accorciano le distanze trovando nelle diversità la ricchezza” ha dichiarato il Professor Altimari.
Riguardo ai ponti e le reti, importantissime per la conoscenza e la promozione della letteratura albanese in Italia, è intervenuto anche il Signor Livio Muci, editore della casa Editrice Besa, una delle più attive del Paese e più esperte in questo campo.
Condividendo la sua esperienza e la sua buona conoscenza delle lettere albanesi, ha sottolineato il problema della traduzione come la base fondamentale per la promozione.
Ricordandoci che uno dei più grandi scrittori albanesi, Ismail Kadare, è stato possibile conoscerlo in Italia grazie alla traduzione dalla lingua francese, Muci ha evidenziato come le politiche in sostegno e l’investimento delle istituzioni per le traduzione, siano alla base di tutto. Molto apprezzato, a proposito, il progetto del Ministero della Cultura albanese con un fondo dedicato proprio alla traduzione.
Diversa è, invece, la letteratura degli scrittori albanesi in Italia i quali spesso scrivono in italiano o si auto traducono come il caso dello scrittore Arben Dedja pubblicato dalla stessa casa editrice.
Il Dott. Arben Dedja, che spesso nelle sue opere ha espresso il dramma della migrazione, la perdita e la ricerca di nuove identità; il viaggio e non solo quello fisico da un paese all’altro, da una casa all’altra, ma anche da una lingua all’altra e da alcune relazioni ad altre, ha espresso il suo bisogno di auto tradursi per esprimere al meglio questo suo sentire e questo nuovo modo di essere. Alcune sue opere, però, sono nate proprio in italiano e in questi casi lo scrittore se lo spiega e ce lo spiega con la sua necessità di far conoscere la sua opera, il suo messaggio, proprio al lettore italiano. “Non c’è una preferenza di lettore vera e propria, c’è l’opera che in base alla lingua con la quale nasce, determina anche il suo destinatario. Un fatto naturale che vivono gli scrittori che appartengono a due o più mondi” ha condiviso il Dott. Dedja.
Insieme per una letteratura albanese senza confini con il mare Adriatico come ponte, antico e giovane, tra i nostri due Paesi – da sempre legati in modo particolare senza negare od annullare le differenze che li caratterizzano -, la collaborazione è stata la parola chiave di questo incontro, da fortificare ogni giorno e di più.