Scutari . Una città dove l’arte non muore mai, ma rinasce sempre dalle proprie ceneri.
Fu ed è culla della cultura albanese, ma anche di arte e sport da tempo immemorabile. Parla sempre di sé, questa città, situata nel Nord dell’Albania, grazie a firme antiche lasciate in eredità da artisti, poeti, musicisti, pittori, scienziati, agli albanesi, ma non solo; lasciate in eredità al mondo intero. Perché la bellezza non è mai proprietà privata di un determinato popolo, ma va sempre condivisa.
Lì dove i fiumi si intrecciano, dove colline e montagne si innalzano come corone attorno alla città, lì dove un lago regna, proprio lì nasce anche Nermin Shurdha .
Cresce in mezzo ad una famiglia di artisti, dove fin dai primi anni di vita mostra la sua passione per la pittura, ereditando cosi l’antica firma dei pittori che hanno lasciato le loro indelebili testimonianze in questa provincia.
Crescere in quella che viene chiamata la “Firenze dei Balcani” non è solo una responsabilità, ma anche una grande gioia e una grande opportunità. Così è per Nermin, che ha saputo unire scienza e arte senza eliminare nessuno di questi lati della cultura umana, dalla sua vita. Dopo il liceo, infatti, prosegue gli studi presso l’Università di Scutari, in scienze economiche, senza però abbandonare mai il suo primo amore per le arti figurative.
Vibrisse Studio dopo aver visto i lavori di Nermin nei vari video e pagine web decide di immortalare la giovane pittrice nell’arte della caricatura, regalandole un inception incancellabile.
Questa è la storia di un’eco che riverbera da (ma anche oltre) un confine ad un altro.
Un’eco che mai finisce.
Come l’arte, in una città d’arte.
Intervista a Nermin Shurdha
Come e quando ti sei avvicinata al mondo della pittura e del disegno, quando è nato in te l’amore per l’arte?”
L’amore per l’arte mi accompagna fin dai primi anni di vita: già mio padre disegnava tanto, così come anche le mie zie; erano talenti innati e credo di aver ereditato questo amore in parte proprio dalle loro figure. Disegno da sempre, ricordo come, in prima elementare ebbi persino difficoltà ad imparare le lettere, in quanto le vedevo più che altro come forme da disegnare. Non mi sono mai mancati quaderni e blocchi da disegno: mio padre li comprava per me in modo che non mi fermassi e non rimanessi mai senza la possibilità anche solo di schizzare un’idea o un dettaglio che mi avesse colpito. Questo ha indubbiamente alimentato sempre più la mia voglia di crescere nelle arti figurative.
Fai arte usando anche altri supporti?
Realizzo principalmente murales, ma mi diverto a sperimentare anche altre forme d’arte, sempre legate alla pittura. Ad esempio ho realizzato disegni utilizzando materiali diversi come il legno, piatti di porcellana, pietre piatte, eccetera.
Perché proprio il murales?
Mio padre mi diceva sempre: «Un giorno moriremo e non ci saremo più, forse l’unico ricordo che le persone avranno di noi saranno probabilmente i nostri lavori», aggiungendo anche di non limitarmi alla tela, e a quel tipo di mostre dove forse non tutte le persone possono accedere: «Realizza qualcosa che sia accessibile a tutti!», fu questo che mi indirizzò ai murales. Scutari sta lentamente diventando una mostra all’aperto, in cui chiunque può vedere queste opere e anche scattare foto vicino ad esse. L’arte non dovrebbe essere unicamente disponibile per poche persone, ma per tutti.
Proporrai anche lavori su altri supporti?
Al momento mi concentrerò solo sul tipo di arte murale: è una novità per la città in cui vivo e ha bisogno di diffondersi.
Hai intrapreso un altro campo di studi, quello delle scienze economiche, perché non hai scelto l’accademia?
Compiuti 18 anni ci tocca decidere riguardo al nostro futuro e alla nostra carriera, credo che a quell’età si sia ancora troppo giovani per essere sicuri al 100% che la nostra scelta sia quella giusta. Dato che viviamo in Albania, dove ancora oggi è molto difficile per gli artisti produrre entrate sufficienti per vivere attraverso le loro opere artistiche, mi è sembrato appropriato scegliere la facoltà di Economia, in quanto mi avrebbe fornito una professione con un futuro stabile, senza escludere ovviamente l’arte, che avrei potuto sempre praticare nel tempo libero.
L’arte è ribellione?
Per me sì: ribellione verso tutto ciò che è ordinario, routine, noia, ecc. Qualsiasi tipo di arte secondo me dovrebbe suscitare emozioni, portare le persone fuori dalla zona di comfort, dall’ordinario.
Come il dipingere muri può cambiare la società, veicolare messaggi?
L’arte conserva sempre un messaggio al suo interno. Nel caso dei murales questo messaggio risulta liberamente accessibile a un maggior numero di persone. Il fatto che questi venga poi veicolato anche attraverso la pubblicazione di foto e video diffusi sui social network, è dimostrazione ulteriore di come l’impatto di questa forma d’arte sia incredibilmente ampio e di come le persone cerchino e abbiano bisogno di tali messaggi.
Che idea hai dell’arte digitale? Che ne pensi a riguardo?
L’arte digitale è una novità che, a mio avviso, non ha ancora trovato il giusto supporto. È qualcosa che dovrebbe essere sostenuto al massimo, in quanto i giovani che non hanno la possibilità e l’opportunità di esercitare i propri talenti in una scuola d’arte ed essere esposti in una galleria potrebbero far conoscere le loro opere proprio attraverso questi nuovi veicoli di diffusione. Personalmente, infatti, ho visto dipinti così belli, espressione di così tanta fantasia, da non aver nulla da invidiare, come bellezza e tecnica di realizzazione, a molto ben più blasonate opere esposte nelle gallerie moderne.
Come riesci a far coincidere la sua professione con la passione per l’arte? O sono entrambe sia passione che professione?
Il mio tempo durante la settimana è ovviamente diviso in giornate; una parte viene trascorsa al lavoro, mentre l’altra viene occupata dai miei progetti artistici personali. In ogni caso cerco sempre di avere il “weekend libero” da ambedue le mie professioni, in modo da avere sempre un po’ di tempo per esercitare la mia altra grande passione: l’hiking. Ho trovato questo equilibrio durante la settimana, preferendo passare un’ora o due in più dipingendo murales piuttosto che trascorrere del tempo al bar. Certo, non trascuro le mie amicizie, ma non amo stare per intere ore davanti ad un caffè facendo conversazione, come è invece consuetudine qui in Albania.
Perché hai deciso di sviluppare la sua arte proprio a Scutari e non altrove?
Scutari è ben conosciuta come culla della cultura albanese. Essendo io stessa parte di questa città e non avendola mai abbandonata, nemmeno durante i miei anni di studi, decisi che nulla sarebbe stato meglio di Scutari per iniziare e diffondere una nuova cultura fino a quel momento ignorata o sicuramente non molto nota, come è invece a Tirana o in altre città europee. Quella dei murales, è un’arte per la quale sto trovando il sostegno di un numero sempre maggiore di miei concittadini.
Cosa pensi della gioventù a Scutari? Mostrano interesse verso l’arte? Sono interessati a sperimentare? Amano le novità?
I giovani di Scutari sono molto aperti sia all’arte che alle novità. Sperimentai ciò anni fa quando iniziai a realizzare i primi tatuaggi temporanei con l’henné, poi, quando cominciai con i primi murales, la curiosità per questa forma d’arte avvicinò moltissimi giovani, per finire via via col diffondersi in quasi tutta la città. Sempre all’inizio di questa mia avventura mi chiedevano spesso, quasi con diffidenza, cosa stessi combinando, mentre dipingevo le mie fantasie. Poi negli anni successivi, in particolare negli ultimi due, le cose sono piano piano cambiate: oggi le persone mi riconoscono, mi fermano per strada facendomi spesso complimenti per il lavoro che sto portando avanti con la decorazione delle mura della città.
Come hanno accolto la tua iniziativa di ricamare con decorazioni artistiche la città?
Molto meglio di quanto pensassi. Varie trasmissioni, su media locali e non solo, hanno parlato delle mie opere, contribuendo a diffonderne la conoscenza, aumentando anche la richiesta per la realizzazione di murales sui muri di ristoranti, bar, negozi, come su quelli di case, scuole ecc.
Se dico Scutari cosa ti viene in mente?
Una parte di me, una parte molto importante di me.
Noti cambiamenti tra giovani scutarini negli ultimi anni? La città e cambiata in meglio o in peggio?
La gioventù scutarina ha una mentalità fresca e progressista che migliora la nostra città. Purtroppo una buona parte di questi giovani, completati gli studi, se ne va, lasciando Scutari senza un ricambio generazionale, in balia dello Stato, che purtroppo investe poco o nulla per il suo sviluppo.
Come si trova nell’organizzazione dove lavori? Trovi appoggio?
Lavoro in un’organizzazione italiana VIS (Volontariato Internazionale dello Sviluppo) che opera in Albania da molti anni, concentrandosi sullo sviluppo delle aree rurali, principalmente nel nord del Paese. Mi trovo molto bene con il resto dell’equipe: siamo come una grande famiglia che si sostiene a vicenda sempre e comunque, e ancor di più nel mio caso: non più di tre settimane fa abbiamo decorato assieme il muro perimetrale della Casa di Cura a Barbullush, con i miei colleghi e alcuni giovani volontari da Malesia e Madhe.
Cambiando un attimo tematica, come viene vissuta la situazione riguardo al COVID in Albania e più precisamente nella tua città natale? Abbondano anche lì varie “teorie del complotto”?
Scutari come città ha avuto molti casi sin dall’inizio della diffusione della malattia, fra cui molti di questi critici o mortali. Ma ora c’è anche un altro problema legato al fatto che le persone sono stanche: la chiusura imposta, per via della pandemia ha causato il fallimento di molte attività commerciali e grandi danni economici a molte famiglie. Non ci sono molte persone che non credono all’esistenza o al pericolo legato al virus, semplicemente la loro maggiore preoccupazione, ora, riguarda il modo in cui potranno andare avanti.
Il Covid ha influenzato il tuo lavoro come artista siccome c’era il divieto di uscire per diverse ore?
Risulterà un po’ strana, da parte mia, questa affermazione, ma durante il periodo di lockdown ho avuto una produttività piuttosto elevata. Dato che non dovevo andare a lavorare, ho usato le ore mattutine per disegnare nuovi murales, principalmente nel quartiere, avendo la possibilità di non dovermi spostare molto per realizzarli. I giornalisti in quel periodo sono stati molto attivi, anche con collegamenti in diretta nelle zone in cui stavo lavorando complice il fatto che, in quelle settimane, avessi realizzato alcuni dei lavori che maggiormente hanno riscontrato forte impatto e risonanza, come la mia versione de “Il Bacio” di Klimt rivisitato alla luce dell’abbigliamento montanaro albanese.