L’8 e il 9 giugno, in concomitanza con le elezioni europee, si sono svolte quelle amministrative italiane. In questa occasione, siamo andati alla scoperta dei candidati di origine albanese in Emilia Romagna. Oggi vi presentiamo Klaudia Kumaraku, eletta nel consiglio comunale di Carpi, un comune di 72.751 abitanti, che si trova nella provincia di Modena in Emilia-Romagna. Per lei, si tratta del suo primo mandato.
Klaudia è una cittadina italo-albanese nata il 30 gennaio 1993 a Lushnjë, dove ha vissuto fino a marzo 2001, per poi trasferirsi in Italia. Qui, terminati gli studi, ha svolto il Servizio Civile, vivendo a contatto con i territori colpiti dal sisma del 2012, un’esperienza che le ha cambiato la vita, aiutandola a capire la sua vocazione: lavorare nel settore pubblico, al servizio dei cittadini. Attualmente è dipendente presso la pubblica amministrazione e negli anni si è specializzata in contabilità. Da sempre appassionata di politica, dopo l’assalto alla CGIL del 9 ottobre 2021 si è iscritta al Partito Democratico, convinta che ognuno dovesse dare il proprio contributo per evitare episodi antidemocratici simili. In questi anni ha militato nei Giovani Democratici, dove ha ricoperto il ruolo di tesoriera.
Nel tempo libero, Klaudia ama leggere, fare passeggiate nel quartiere con sua madre e uscire a cena con gli amici.
Quali sono le proposte principali del tuo programma e quale ritieni sia la più importante per il futuro di Carpi?
Il mio programma si concentra principalmente su due temi molto cari agli under30: la questione degli affitti e l’educazione finanziaria.
La casa è essenziale per raggiungere l’indipendenza e/o per costruirsi una famiglia; purtroppo, la scarsa disponibilità di abitazioni libere rende gli affitti sempre meno accessibili ai giovani e per questo ho intenzione di proporre una mappatura delle case sfitte e di collaborare con i proprietari degli immobili.
Ritengo l’educazione finanziaria una tematica da approfondire adeguatamente e, per questo, vorrei proporre dei corsi gratuiti o comunque a prezzi calmierati, affinché si possano fornire, ai giovani, gli strumenti necessari per capire il funzionamento di un fondo pensione o per la comprensione di una busta paga. In verità, il progetto che ho più a cuore riguarda i ragazzi di seconda generazione; per scaramanzia non ne voglio ancora parlare, ma posso dire che, se riuscissi a portarlo a termine, rappresenterebbe una grandissima vittoria di civiltà.
Cosa pensi abbia convinto i cittadini di Carpi a scegliere te e la tua lista?
Mi sono candidata con il Partito Democratico che a Carpi è molto forte; la nostra è una città dove la sinistra ha sempre vinto.
Inoltre, io rappresento un po’ una novità di queste elezioni, con solamente tre anni di militanza alle spalle e penso che le persone abbiano apprezzato la mia sincerità e la voglia di mettermi in gioco. Con molti elettori e sostenitori, ho stretto legami forti che proseguiranno e che coltiverò anche dopo questa campagna elettorale.
Come pensi che la doppia cittadinanza e l’esperienza multiculturale abbiano influenzato il tuo percorso politico e il rapporto con gli elettori?
Il primo aggettivo che mi viene in mente è l’empatia. Sono cresciuta con la carta di soggiorno e spesso ero in fila nelle questure: questo mi ha permesso di imparare a capire le persone, i loro bisogni e a trovare il modo di aiutarle, con un approccio senza giudizio.
Qual è il personale legame con l’Albania e come ha influenzato la tua identità personale e politica?
Ho un ottimo legame con l’Albania, ci sono nata e la tengo nel cuore. Ora cerco di andarci almeno ogni due anni per rivedere le persone care. In Albania ho sempre visto troppe diseguaglianze tra i cittadini e questo ha alimentato in me un forte senso di giustizia, che poi è diventato uno dei principali fattori che mi ha spinto a impegnarmi in politica e poi a candidarmi.
Hai mai affrontato difficoltà o pregiudizi a causa del tuo nome straniero? Come hai gestito queste situazioni?
Per lo standard italiano ho un nome “particolare”, con ben tre “K”, quindi è facile notarlo. In passato temevo che le persone non sarebbero andate oltre le mie origini, ma fortunatamente mi sbagliavo e ora le “K” mi hanno aiutata a essere eletta e per me sono un motivo d’orgoglio.
Quali sono, secondo te, le principali sfide per l’integrazione in Italia e quali proposte concrete suggeriresti per migliorare le politiche migratorie?
Sicuramente la “risposta” al problema di Giorgia Meloni non è una vera soluzione: appaltare all’Albania la gestione dei migranti in Italia non risolve assolutamente nulla, è uno spreco di denaro pubblico e andrà solo a creare problemi a entrambi i Paesi e soprattutto a chi in quei centri ci finirà, non essendo in alcun modo integrato.
In Italia esisteva fino a pochi anni fa una rete di accoglienza diffusa, che ha sia aiutato le persone a integrarsi sia i paesi in cui hanno vissuto a riprendersi e a tornare a vivere. Dovremmo rimettere in piedi quel sistema e soprattutto abrogare la Legge Bossi-Fini, che impedisce di creare dei canali sicuri per arrivare in Italia legalmente.
Quali differenze noti nel modo in cui tu e i tuoi genitori vivete e percepite l’Italia?
All’inizio, quando ci siamo trasferiti, le differenze tra come io e mio fratello vivevamo l’Italia rispetto ai nostri genitori erano molto più marcate, a causa dello stile di vita albanese con il quale i miei erano cresciuti. Ora, invece, le differenze che vedo sono solo quelle generazionali, che naturalmente esistono tra genitori e figli, mentre rispetto al vivere in Italia, alle abitudini e alla quotidianità italiane non vedo diversità: viviamo tutto in maniera assolutamente naturale.
Qual è la tua lingua madre e come influenza il lavoro e la vita quotidiana?
La mia lingua madre è l’albanese, poiché sono nata in Albania, dove ho vissuto fino al compimento degli otto anni. Avendo frequentato la prima elementare nel mio Paese d’origine, ho imparato a scrivere in albanese e anche se non è perfetto ne vado comunque fiera. In famiglia parliamo entrambe le lingue, spesso mescolandole nella stessa frase. Io tendo a pensare e a ragionare più in italiano.
Quali sono le priorità per Carpi nei prossimi anni secondo te e come intendi affrontarle?
Le priorità sono sicuramente quelle di incentivare la mobilità sostenibile, prestare attenzione al verde, potenziare i servizi pubblici, come la sanità e portare più eventi in piazza per avere una città viva e sicura.
Quali sono i tuoi modelli di riferimento in politica e perché?
Attualmente sono la segretaria del PD, il partito con Elly Schlein, che ha vinto le primarie del PD contro ogni pronostico e la vice sindaca di bologna Emily Clancy, due donne di sinistra con ideali forti, che non hanno paura di affermarsi e di concretizzare nella politica e nell’amministrazione.
Quali sono le tue aspettative e speranze per il futuro di Carpi e dei suoi cittadini?
Spero che non si parli più di sicurezza in senso negativo. Vorrei che i cittadini si sentissero al sicuro e più attivi, vorrei che la nostra città riuscisse ad attirare i tanti lavoratori e lavoratrici che hanno il loro impiego a Carpi ma non ci risiedono, perché vorrebbe dire che la nostra comunità riesce ad accogliere nuovi carpigiani e carpigiane, esattamente come ha fatto con me ormai 23 anni fa.