“Sì, mi chiamo Albano proprio in omaggio alla vostra terra.”
Albano, ho il piacere di darle il benvenuto nel nostro giornale. Grazie per avere accettato il nostro invito.
Grazie a voi, bentrovati.
A proposito dei nomi:
la mia nonna paterna era italiana e trascorse tutta la vita nella terra del suo amato marito, albanese. A noi nipoti, lei avrebbe desiderato tanto dare– secondo le sue tradizioni – i nomi dei suoi genitori o antenati, dunque nomi italiani. Ma questo, nell’Albania che soffriva sotto dittatura, non le fu concesso.
Nel suo caso invece, il suo nome – una storia: o meglio, inevitabilmente, il suo nome porta a pensare alla nostra terra, l’Albania, non è così?
Sì, mi chiamo Albano proprio in omaggio alla vostra terra dove mio padre, don Carmelo, ha combattuto una guerra che (come tutte le guerre) lui stesso riteneva ingiusta. Ma il ricordo dell’Albania era forte e per questo, al suo ritorno, decise di darmi questo nome che io porto con orgoglio.
Di certo, l’origine o la causa della scelta del nome, da sole, non bastano ad una persona per provare un sentimento di affetto per un determinato Paese …
Come spiega il suo rapporto di amicizia con il popolo albanese?
Un po’ per la vicinanza geografica, un po’ perché ho sempre seguito le vicende del vostro popolo, personalmente mi sento molto vicino all’Albania dove ho tenuto alcuni concerti molto seguiti. Sapevo anche che gli albanesi seguivano il festival di Sanremo e facevano il tifo per me.
Nel 1989 lei è venuto in Albania ed ha tenuto un maestoso concerto. Ricordo specialmente quello tenutosi a Tirana, allo stadio “Qemal Stafa”. Dallo stadio, nelle nostre case entrava la sua voce …
A noi è voluto ben poco per imparare tutte le sue canzoni a memoria, ma chissà perché, in particolare, una come “Libertà”…
Che responsabilità comportava per lei, invece, questo passo in Albania?
Per me fu una grande emozione, nel 1989, cantare in quello stadio di fronte a migliaia di persone che finirono per cantare con me una canzone che poi sarebbe diventata una specie di inno: “Libertà”. Fu forse quello il primo passo verso un cambiamento ancora oggi in corso che ha ormai preso la strada giusta verso la vera libertà.
Lei ha ricevuto un’onorificenza dal presidente della Repubblica d’Albania, Medaglia Ordine Eroe Scanderbeg, per la prima volta concessa ad un artista. Le sue impressioni?
Un’onorificenza che per me è motivo di grande orgoglio. Il fatto che per la prima volta sia stata concessa ad un artista aumenta la mia soddisfazione e la grande stima per il popolo albanese.
Oltre il canto, ha altri interessi?
Mi occupo di vini nelle mie Tenute di Cellino San Marco, dove da anni abbiamo creato un villaggio turistico che ormai è un punto di riferimento nel settore turistico pugliese.
Shakespeare citava: “Oh tu, invisibile spirito del vino, se proprio non hai alcun nome con cui ti si possa chiamare, lascia pur che ti si chiami col nome del demonio”.
Per Albano invece il rapporto con la sua terra ed i suoi frutti?
Il rapporto con la terra lo “coltivo” da quando ero ragazzo. Ora lo continuo nella mia veste di imprenditore vinicolo: a dimostrazione del grande amore per la terra e dei suoi meravigliosi frutti.
La sua brillante carriera, come sta proseguendo? Progetti futuri? In vista, qualche concerto in Albania?
Il mio lavoro di cantante prosegue, sia con i concerti, sia con nuovi album. I progetti per il futuro non mancano mai e in Albania torno sempre volentieri.
Foto: Fonti web.