In tv sento esponenti politici gridare e dire che la cittadinanza non si regala, ma qui non è ancora tempo di Natale e soprattutto i figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia ormai son già grandi e a Babbo Natale non credono più.
Che poi diciamocela tutta, tra me e Salvini chi ha ricevuto la cittadinanza in regalo è stato lui, io ho dovuto pagare e attendere vent’anni prima di averla.
Possibile che la classe dirigente di questo paese sia così miope?
Così il nostro Arbër Agalliu, che con il suo movimento “Italiani senza cittadinanza” si batte per la riforma della cittadinanza italiana, ironizza quando gli chiediamo di parlarci del tanto dibattuto “ius culturae”.
Ci sono ragazzi nati e cresciuti in Italia che devono affidare le loro sorti ad una legge stilata quando loro non erano nati. Pensate alla legge che concede la cittadinanza italiana, la nr.91 del 1992, una legge stilata subito dopo (6 mesi circa) dallo sbarco della “Vlora” dell’8 Agosto 1991, insomma una legge pensata per gli albanesi che sbarcavano allora, non di certo per i loro figli nati negli ospedali di questo paese e cresciuti tra i banchi delle scuole italiane.
La 91/1992 è stata pensata per un altro periodo storico di questo paese, non siamo più agli inizi degli anni Novanta, sono passati circa 30 anni, 30 anni dove non si è pensato minimamente a migliorare la vita dei figli degli immigrati che questo paese lo hanno scelto proprio per garantire un futuro migliore a quest’ultimi e non per rendere loro la vita un inferno tra sportelli e commissariati, tra rinnovi di permessi di soggiorno e attese interminabili della cittadinanza che sembra un miraggio.
Veramente, provate a fermarvi e pensare a questi ragazzi che rinnovano un permesso di soggiorno per stare nel paese che li ha visti nascere. Pazzesco tutto questo, no?
Credi che sia il momento per una riforma del genere in Italia oggi?
Il momento giusto era ieri, anzi, anche ieri era tardi a dire il vero, nel resto d’Europa questa riforma è stata fatta 15/20 anni fa.
Quando si tratta di garantire dei diritti e tutelare, come i questo caso dei giovanissimi, è sempre il momento giusto, non esistono “riforme” di prima fascia o riforme di seconda fascia, il compito del parlamento è quello di dibattere e costruire leggi senza penalizzare più di un milione di giovani che non possono vedersi mettere da parte per lasciar spazio a manovre finanziarie o quant’altro, ricordiamo che questi giovani e le loro famiglie sono cittadini che regolarmente vivono sul territorio italiano e sono contribuenti regolari delle imposte di questo paese.
Una riforma è assolutamente necessaria, proprio per evitare etichettature facili come quelle dei vari Salvini and co. che etichettano come immigrati i compagni di banco dei loro figli, nonostante quest’ultimi siano nati in Italia e parlino lo stesso dialetto, frequentino gli stessi spazi extrascolastici e ascoltino la stessa musica, probabilmente quella di Ghali, cantante italo-tunisino del quale il figlio dell’ex Ministro degli Interni è un fan accanito. Pure questo fa ridere no?
Come pensi che si debba trattare questa tematica così delicata in modo da informare correttamente e far fronte ad un’opinione pubblica che spesso è influenzata dalle fake news?
L’Italia ha bisogno di una contro-narrazione per far fronte a tutta quella narrazione volutamente distorta della realtà che alcune forze politiche hanno costruito negli anni sul tema immigrazione e riforma cittadinanza.
Personalmente mi batto, insieme ad altre persone, anche nell’ambito della comunicazione e del giornalismo per l’apertura delle redazioni giornalistiche alle figure professionali con background migratorio diretto o indiretto, ai figli degli immigrati che mentre noi discutiamo di “riforma, quando e come”, qui nascono, crescono, studiano, si formano e si affacciano sul mercato del lavoro.
Un po’ quello che stiamo facendo noi due con questa intervista no? (ride)
Gli italiani senza cittadinanza hanno acceso i riflettori su questa causa tre anni fa e continueranno a battersi per i diritti di tutti, abbracciamo e sosteniamo tutti coloro che si battono per abbattere i muri e combattere ogni forma di discriminazione, non può essere altrimenti.
Lo abbiamo sempre fatto con le nostre forze e con mille sacrifici, sempre in maniera del tutto volontaria, ricordiamoci che anche noi siamo lavoratori, studenti, precari e con mille difficoltà come tutti gli italiani insomma.
Bisogna ricordare che molti dei ragazzi che andranno a beneficiare di una possibile riforma, laddove passasse, sono giovani per i quali questo paese ha investito, sono i vari medici, infermieri, avvocati e professionisti vari dell’Italia di oggi e di domani.
Non è mica tutto come ci vuol far credere Giorgia Meloni, che parla di “cittadinanza agli immigrati”, che poi in realtà etichetta come immigrati i bambini che sono nati nello stesso ospedale di sua figlia Ginevra e che come quest’ultima, l’unico processo migratorio che hanno compiuto nella loro vita è stato dall’ospedale a casa loro.