In questo assurdo periodo di pandemia globale, obbligati a “rimanere in casa“, tanti artisti hanno dovuto reinventarsi nei loro spazi quotidiani.
Attraverso la loro creatività, hanno raccontato come hanno vissuto nei loro spazi reali, virtuali o interiori, per esternare al mondo il loro mondo interiore.
Una di loro è Rozafa Shpuza, fotografa e poetessa che vive tra Tirana e Shkodër.
Rozafa ha scelto di vivere la sua quarantena nella sua città natale, Shkodër. Parte della sua casa è una Galleria d‘Arte, “ODA”

Le infauste notizie sotto pandemia, che arrivavano in Albania con una paurosa intensità dall‘Italia erano un preavviso anche per gli albanesi. L‘indomani di ognuno era messo in discussione. Nessuno conosceva il suo “avversario” e fino a quando gli umani avrebbero resistito al nemico invisibile. L‘ansia, la paura, l‘insicurezza per l‘indomani si erano sedute a gambe incrociate portando il silenzio assoluto in intere città.
L‘istinto artistico di Shpuza in questa situazione tanto particolare si è rivolto a strumenti d‘espressione anche per lei stessa, inediti.
L‘artista ha usato per la prima volta i pennelli ed il telaio. Ha realizzato fino ad ora 15 quadri. A volte lavorando su due telai.
E non solo con i pennelli. Le salviettine disinfettanti che oggi sono così frequenti nell‘uso quotidiano, sono diventate per lei strumento di lavoro.
Shpuza ha dato sfogo alle sue emozioni, guidata da una forma caotica, soffermando sul telaio le sue sensazioni, le evocazioni, i suoi sentimenti ed i pensieri.
I suoi quadri sono ritratti di donne, donne che ha incontrato nel suo percorso di vita.
Anche se Shpuza stessa non sa quanto durerà questo suo exploit artistico, di sicuro questa esperienza le ha offerto una forma di espressione e di liberazione persino dentro le quattro mura.