In un’intervista per Albania News, il Vice Ministro dell’Istruzione albanese, Nora Malaj, invitata a partecipare a Ravenna in un incontro pubblico relativo al dialogo interculturale, parla sull’insegnamento della lingua albanese per i figli degli emigranti residenti all’estero, l’equipollenza delle lauree, la dispersione scolastica, l’istruzione universitaria e le relazioni con il Kosovo nel settore dell’istruzione.
Dopo una negligenza ventennale da parte dei governi albanesi, si ha la percezione che qualcosa stia cambiando in merito all’insegnamento della lingua albanese per i figli degli emigranti albanesi residenti all’estero. Il Ministero dell’Istruzione ha intrapreso due iniziative in merito: il Pacchetto Informativo “Altertekst 2010-2011” sulla pubblicazione dei testi scolastici prevede anche quelli per i figli degli emigranti per l’anno scolastico 2011-2012, invece ad agosto si è conclusa una gara sui metodi di insegnamento on-line tra cui è incluso anche quello della lingua albanese per i figli degli emigranti. Cosa prevedono in sostanza queste due iniziative? Fanno parte di un progetto più ampio? E qual’è il programma del governo albanese in merito all’insegnamento della lingua e la promozione della cultura albanese all’estero?
Naturalmente l’insegnamento e la conoscenza della lingua albanese da parte degli emigranti residenti all’estero è tanto un bisogno quanto un diritto riconosciuto e sancito dalle Carte sui diritti fondamentali dell’uomo. Il governo attua politiche inerenti la conservazione dell’identità da parte dei suoi cittadini, perché meglio acquisiscono la lingua albanese i loro figli, prima riusciranno ad integrarsi e imparare la lingua del paese ospitante. Da questo punto di vista, il governo albanese, oltre alle grandi problematiche della riforma dell’istruzione, considera prioritari l’insegnamento e l’apprendimento della lingua albanese dai figli degli emigranti residenti all’estero. In primis per valorizzare la loro identità, in secundus per permettere loro di divenire ambasciatori dell’integrazione europea dell’Albania ed infine per soddisfare i bisogni di ogni cittadino, rispettando i suoi diritti e libertà fondamentali. Per la realizzazione di queste priorità servono programmi concreti e accordi bilaterali tra i governi.
In questa direzione, nel 2007, è stato sottoscritto un accordo tra il Governo albanese e quello greco e ci sono alcuni tentativi per l’insegnamento della lingua albanese. Oggi abbiamo reso possibile ad una scuola albanese, fondata a Salonicco grazie alla volontà e all’impegno della comunità albanese ivi residente, di avvalersi dei testi base di insegnamento della lingua senza alcun onere finanziario. Per questo motivo, nel Pacchetto Informativo “Altertekst” è stata introdotta una voce sulla preparazione di testi per l’insegnamento della lingua albanese ai figli degli emigranti. In questo modo, le case editrici, in fase di valutazione e di pubblicazione dei relativi testi, potranno offrire alle associazioni interessate la possibilità di concludere accordi per quanto riguarda il materiale necessario.
Un altro risultato positivo è stato raggiunto l’anno scorso nel Regno Unito: il Parlamento inglese ha disposto il riconoscimento della lingua albanese per permettere alla comunità albanese di valorizzare la propria lingua e identità. In questo modo, bambini residenti in quel paese potranno frequentare lezioni di lingua albanese.
Siamo impegnati su questo fronte anche in Italia, dove oltre le famiglie risiedono e studiano un numero elevato di studenti albanesi. A Parma è cominciato qualche giorno fa il secondo anno della scuola di lingua albanese, un progetto volontario dell’Associazione Scanderbeg. Noi siamo molto attenti a seguirlo come un’azione pilota che potrà essere replicato e consentire la creazione delle reti necessarie che dovranno essere istituzionalizzate in seguito. L’istituzionalizzazione di questi rapporti rende necessari in primis la creazione e la formazione di insegnanti da selezionare tra quelli che si offrono volontari in Italia o quelli provenienti dall’Albania. Ma per il momento sarà difficile far pervenire insegnanti dall’Albania per via delle risorse finanziarie. In secondo luogo, si dovrà stabilire in Albania un unico standard per l’insegnamento della lingua albanese.
Attualmente, sono le associazioni albanesi che con le proprie risorse finanziarie e umane assolvono questo bisogno della comunità. Spesso, questi progetti si interrompono per mancanza di fondi o spazi, nonostante la volontà e l’impegno volontario degli insegnanti e della comunità. Come saranno coinvolte le associazioni e la comunità in questo processo in futuro e come sarà affrontata la questione finanziaria?
Ritengo che queste siano politiche che riguardano non solo lo Stato albanese ma anche le rappresentanze diplomatiche albanesi in loco. L’Ambasciata e i Consolati hanno un ruolo fondamentale sotto questo aspetto, soprattutto i funzionari che curano la parte culturale e sociale. Inoltre, la questione è legata all’interesse che la comunità albanese dimostra per questa problematica. Lo dico perché più è facile reperire i fondi, una volta che si ha il quadro chiaro.
Ci sono vari modi per ottenere i fondi necessari. Il primo è su base volontaria: ognuno può mettere a disposizione risorse diverse che serviranno per realizzare gli obiettivi prefissati. Il secondo riguarda la realizzazione di progetti comuni: paesi quali Italia, Grecia, Regno Unito, Francia e Germania, dove risiede il maggior numero di cittadini albanesi, insieme alle varie associazioni, potranno presentare progetti e ottenere fondi dal programma comunitario IPA. L’Unione Europea è molto interessata che le identità dei suoi membri si cristallizzino maggiormente, sostenendo la formazione culturale e della loro identità. Questi fondi sono ingenti e si potrebbero utilizzare per l’insegnamento della lingua, la formazione e come mezzo per far accettare queste comunità nei paesi dove risiedono come diverse ma uguali. Infine, anche il governo albanese considererà necessari i processi di educazione e diritto di voto per gli emigranti, quest’ultimo per permetterli di eleggere chi li rappresenterà nelle istituzioni per la formazione di politiche in loro favore. Due questioni che si realizzeranno in tempi brevi, al massimo entro due o tre anni.
Dal’altra parte, ritengo che le amministrazioni locali in Italia, soprattutto nei territori dove vi è una cospicua presenza di cittadini albanesi, debbano iniziare a prevedere una voce di spesa su questo bisogno nei propri bilanci in quanto verrebbe coperto anche dai contribuenti albanesi.
Gli studenti albanesi laureati all’estero hanno riscontrato difficoltà e ritardi in fase di riconoscimento dei loro titoli di laurea da parte del Ministero dell’Istruzione albanese. Inoltre, al termine di questo processo, loro ottengono un certificato che sembra più una traduzione che l’equipollenza con le lauree del sistema universitario albanese. In futuro diminuiranno i tempi di attesa e vi sarà un’equipollenza dei titoli di laurea?
Ritengo di poter affermare che questa è una questione oramai chiusa e sono lieta di informarvi che il nuovo anno accademico è iniziato secondo le disposizioni previste dalla modifica della legge sull’istruzione universitaria, che ha apportato molte semplificazioni anche nel processo di riconoscimento dei titoli di laurea. Devo ammettere che fino al 2009 avevamo molte difficoltà e la fila per il riconoscimento del diploma era divenuta talmente lunga che “la parola amico non aveva nessun valore”. Ormai, la procedura è stata semplificata poiché le vecchie lauree sono state riconosciute ed equiparate al loro valore reale. Questo vuol dire che su questo aspetto il processo di Bologna è stato pienamente realizzato anche in Albania. Abbiamo equiparato tutto il sistema dei titoli di studio. Una laurea “Bachelor” di 180 crediti è riconosciuta tale anche in Albania insieme ai crediti e il relativo programma di studio frequentato dallo studente. Inoltre la laurea “Master Profesional” di 90 crediti è uguale al master professionale dei paesi europei. Le lauree “Master of Scienze” e “Master of Arts” di 120 crediti sono conferite con lo stesso valore delle lauree europee e anche il titolo “Physic
al Doctor” è conferito con lo stesso valore.
Per il raggiungimento di questo risultato bisogna ringraziare il gruppo che ha lavorato sulla modifica della legge e il parlamento che l’ha votato, perché agevolerà soprattutto gli studenti che si spostano nelle università dei paesi europei che hanno aderito al modello di Bologna. Ora sarà molto più facile ottenere l’equipollenza dei titoli di laurea fin quando il Ministero emetterà un’ordinanza secondo cui non sarà più necessario l’equipollenza delle lauree ottenute in queste università, perché dopo la concessione della libera circolazione per i cittadini albanesi, saranno ritenute uguali alle lauree albanesi. Dall’altra parte, le nostre lauree saranno riconosciuti dalle università europee e grazie ai vari programmi quali Tempus ed Erasmus, gli studenti albanesi potranno sostenere parte dei loro studi in determinati semestri presso le università europee, comprese quelle italiane, e viceversa gli studenti stranieri e italiani potranno valersi delle università albanesi.
Vi sono stati in passato progetti in merito al rientro in Albania dei professionisti e degli studenti laureati all’estero. Attualmente, quali sono i programmi in questa direzione?
Sono ancora in essere i programmi di “Brain Gain” e del “Fondo di Eccellenza”. Nel quadro delle politiche aperte, lo spostamento e la mobilità non costituirà più un problema come in passato, quando l’Albania attraversò un periodo di crisi che ha costretto i giovani e le famiglie albanesi, che non confidavano più negli standard delle istituzioni albanesi, a emigrare e lasciare le loro occupazioni intellettuali per svolgere tutt’altro attività nei paesi in cui risiedevano o risiedono attualmente. Per questo motivo, il governo ha deciso di attuare una politica volta a creare e offrire posti nell’amministrazione pubblica o nelle istituzioni accademiche per chi decidesse di tornare.
Questa politica ha avuto risvolti positivi e allo stesso tempo negativi. Positivi in quanto rientrava il “cervello” ossia quella parte intellettuale necessaria per contribuire al consolidamento dell’amministrazione pubblica, offrendo un modello differente da quello esistente e l’opportunità di confronto di idee diverse. D’altro canto, le difficoltà non sono state poche. Chi tornava, si considerava migliore ma ha trovato difficoltà ad adattarsi al contesto albanese, essendo stato all’estero per anni. Inoltre, anche se sostenevano la cultura del lavoro di gruppo, si sono creati una loro identità e spazio, ignorando la realtà. Questo ha generato un divario e situazione sgradevole e i funzionari locali hanno ristabilito modelli di autotutela nei loro confronti.
In realtà, buona parte di loro ha apportato contributi molto positivi, mentre l’altra parte non ha realizzato le aspettative. Ma in ogni caso il rientro in patria del “cervello” rimane sempre una politica molto positiva. Chi si sente pronto, può ritornare e contribuire. Questo è anche un valore aggiunto in quanto l’esperienza acquisita all’estero si può moltiplicare grazie all’opportunità che le viene dato, testandogli però le competenze, in quanto non tutti coloro che sono andati all’estero hanno le capacità che sostengono di avere quando si presentano.
D’altro canto, il Fondo dell’Eccellenza è una politica molto positiva sulla quale mi vorrei soffermare. Mi sono sentita fiera durante le fasi di valutazione degli studenti candidati al conferimento della borsa statale. La maggior parte di loro è laureata all’estero o ha terminato una parte degli studi in Albania e l’altra all’estero. Devo ammettere che le referenze dei professori stranieri erano eccellenti, soprattutto nell’ambito delle scienze esatte e vorrei ringraziare tutti quegli studenti che ci rendono orgogliosi anche nel campo della ricerca scientifica. Il Fondo d’Eccellenza è un punto fondamentale sul quale si punterà anche quest’anno per incrementare il livello di ricerca scientifica che a sua volta potrà influenzare l’aumento della qualità dell’istruzione universitaria in Albania.
In che misura si presentano i fenomeni di analfabetismo e della dispersione scolastica in Albania e quali misure sono adottate per combatterli?
Sono lieta di riferirvi cifre positive in quanto sto personalmente dirigendo questa riforma che rispecchia le politiche promosse dal partito che rappresento (Movimento Socialisti per l’Integrazione, ndr). Abbiamo accettato di far parte della coalizione di governo in base ad un programma prestabilito e una delle nostre priorità era proprio quella di azzerare la dispersione scolastica. Ci sono vari fattori che incidono su questo fenomeno e si possono individuare alcune categorie di bambini. In primis, i bambini delle famiglie povere, seguiti da quelli appartenenti ai gruppi emarginati come i bambini rom ed egiziani. Poi, i bambini diversamente abili e infine i figli degli emigranti, i quali si trasferivano non solo all’estero ma anche all’interno del paese. La componente che incideva maggiormente sull’aumento del tasso di analfabetismo era proprio quella dei bambini rom ed egiziani.
Ad oggi la percentuale totale di abbandono degli studi ammonta allo 0,8%, in quanto per la prima volta il Ministero dell’Istruzione e della Scienza ha elaborato una strategia di inserimento scolastico per 673 bambini rom che sono stati inseriti nel processo di insegnamento, sono stati iscritti e gli sarà assegnata una pagella in base al grado di istruzione che conseguiranno. E’ stata adottata una politica di integrazione mirata a non istituire classi ad hoc per questi bambini ma integrali dove potranno non solo istruirsi ma anche interagire ed integrarsi con la comunità.
Un’altra categoria è rappresentata dai bambini che non frequentavano le scuole materne. Di conseguenza, molti di loro affrontavano con paura la scuola elementare senza conseguire risultati soddisfacenti, ed erano costretti ad abbandonare gli studi. Pertanto, questo anno, sono stati aperti 100 scuole materne adiacenti alle altre, che permetteranno un passaggio ed un’integrazione graduale ed agevole all’istruzione elementare. Inoltre, per la prima volta è stato osservato un fenomeno molto positivo: fino a poco tempo fa erano soprattutto le ragazze, particolarmente quelle residenti nelle zone rurali o paraurbane, ad abbandonare gli studi mentre oggi in tutto il sistema di istruzione albanese, il 92% delle residenti in questi territori, è iscritto alla scuola media superiore. Non trattandosi più della scuola dell’obbligo, vuol dire che sta ritornando la fiducia negli standard dell’istruzione.
Sicuramente questi sono aspetti positivi, ma il fenomeno non si può considerare concluso per causa di quel 0,8%. Per questo motivo, per le famiglie più povere si stanno attuando una serie di politiche: viene sovvenzionato il prezzo dei testi scolastici al 50%, i comuni offrono il trasporto gratuito per gli alunni che vivono nelle zone più remote e sono stati assegnati insegnanti di sostegno per aiutare gli alunni durante i corsi pomeridiani.
E’ opinione diffusa che in Albania sia molto facile conseguire la laurea: basta pagare. In un certo modo, le università private sono la forma legale per laurearsi senza troppi sforzi. Questo non potrebbe avere conseguenze negative sulla qualità dell’istruzione universitaria, il consolidamento dei circoli accademici, la formazione della classe dirigente e dei professionisti del futuro? Cosa fa il Governo per combattere questo fenomeno?
Ovviamente sono tutte dicerie, non c’è nulla di documentato. Come ci insegna un detto popolare: dal dire al fare, c’è di mezzo il mare. E posso parlare solo da una posizione istituzionale. Il governo Berisha è stato molto sensibile nei confronti della riforma dell’istruzione universitaria che ha avuto priorità assoluta. C’è ancora molto da fare ed è noto che l’investimento sull’ist
ruzione da i suoi frutti dopo almeno vent’anni.
Il volto attuale dell’istruzione universitaria è risultato delle riflessioni degli anni ’90. Non si deve dimenticare che ci sono voluti 20 anni per cambiare la mentalità e di conseguenza anche gli standard della qualità, dell’amministrazione, senza escludere il processo di comprensione del sistema universitario stesso.
All’istruzione universitaria privata è stata data la possibilità, attraverso la concorrenza, di offrire il prodotto migliore. Quando si ha come obiettivo la qualità, inizialmente questa è sempre preceduta dalla quantità. Ci sono anche fenomeni negativi o di corruzione che preoccupano la nostra società, ma il fatto che oggi abbiamo all’incirca centotrenta mila studenti iscritti presso le università pubbliche e private, significa che abbiamo promosso una tendenza positiva per creare le opportunità maggiormente produttive per la società. Più università saranno istituite, più si abbasserà il livello di emarginazione e incrementerà la qualità degli standard di vita.
I cittadini albanesi hanno una tendenza ereditata dal periodo socialista, in cui la società era pianificata e costruita su un altro modello, quello della pianificazione che portava alla standardizzazione e ad un’unica differenza tra classe operaia e dirigente. Se frequentavi l’università, allora eri intellettuale, invece, oggi l’iscrizione all’università è effettuata in funzione del mercato del lavoro. Questa tendenza è ritornata in voga, al punto che alcuni genitori albanesi si sacrificano, spesso mettendo a rischio anche i rapporti con i figli, in quanto desiderosi di aiutarli anche se non sono in grado di continuare gli studi, mantenendoli economicamente e creando così parassiti che non sono in grado di vedere oltre e gestire le proprie capacità.
Dopo la maggiore età, il genitore deve sostenere il figlio a percorrere la propria strada senza garantirli ogni suo passo, altrimenti lo renderebbe una persona poco abile. Voi sapete bene cosa vuol dire essere uno studente in un paese straniero, per quanto i genitori ti possano aiutare, se non lavori non potrai assicurare il tuo futuro.
D’altro canto devo ribadire che non è vero che tutte le università private non sono licenziate e accreditate. Dobbiamo dividere i due aspetti. Nessuna università può iniziare la propria attività se non ottiene una licenza con Decreto del Consiglio dei Ministri per l’inizio dell’attività. Quindi ogni attività è riconosciuta e sono molto dispiaciuta in quanto qualche volta, anche le Ambasciate giocano un ruolo negativo. Persone al loro interno, volendo fungere da intermediari per causa di accordi presi con qualche università privata da cui possono ricavare anche dei proventi, vanno a discapito di qualche altra università, negandole arbitrariamente il diritto al riconoscimento pubblico. Ad esempio, per quanto riguarda gli accordi sulle assunzioni dei cittadini albanesi, soprattutto nell’ambito infermieristico, spesso accade che si formi una vera e propria barriera all’ingresso dei lavoratori, in quanto vengono recapitate lettere, in cui ovviamente in modo arbitrario, si sostiene che l’università che ha rilasciato il titolo non è riconosciuta. Nel sito web del Ministero dell’Istruzione potete trovare l’elenco di tutte le università licenziate ed accreditate dallo stato. L’accreditamento riguarda gli standard della qualità dell’istruzione e la laurea è comunque valida quando viene rilasciata perché l’università che lo fa è autorizzata ai fini di tale attività e chiunque sia interessato alla validità di queste lauree, deve visitare il sito del Ministero dell’Istruzione.
Attualmente buona parte delle università private sono state fondate da imprenditori che ovviamente le considerano un business. Non sarebbe meglio per la società e la qualità dell’istruzione universitaria albanese se tutte le università private fossero licenziate sotto forma di fondazioni non governative e senza scopo di lucro con l’obbligo di reinvestire gli eventuali proventi nell’università?
Questa è la domanda più significativa e vorrei che la discussione fosse lanciata nel vostro forum on-line in modo da ricevere gli input di tutti gli studenti che si trovano in Albania e all’estero. Abbiamo appena lanciato in una conferenza organizzata a settembre con il Primo Ministro, uno dei punti fondamentali che riguarda la riforma finanziaria del sistema universitario albanese. È stato pensato di capire in quale modo le università pubblica e private, dopo la loro valutazione e l’istituzione di una graduatoria da parte di una società tedesca che ha già sottoscritto l’accordo, devono adattarsi al sistema riformato. Al centro sarà posto lo studente, il quale dovrà gestire le risorse che lo stato gli metterà a disposizione, selezionando quindi l’istituto che vorrà frequentare. Questa è una riforma molto interessante che potrete consultare anche nel sito del Ministero. Con l’inizio di questo processo, avremmo realizzato anche quello che dite voi: la riforma diretta per l’incremento degli standard di qualità, che aiuterà tutte le università a trasformarsi in organizzazioni senza fini di lucro che investiranno i propri proventi nell’istruzione e la ricerca scientifica.
Ovviamente ci sono stati molti dibattiti su questo punto, come anche nel caso dell’emendamento della legge sull’istruzione universitaria. Forse dovevamo invitare anche voi a far parte del feedback di questo dibattito, così l’output sarebbe stato più equilibrato. Ribadisco che sarei lieta se voi apriste questo dibattito per accogliere le reazioni e le idee non solo di specialisti e studenti albanesi, ma anche di esperti e professori stranieri che possono partecipare a questo processo portando le loro buone prassi e contribuendo così alla costruzione del modello migliore. Allo stato attuale siamo nella fase di realizzazione di questo standard.
Per quanto riguarda i rapporti con il Kosovo nell’ambito dell’istruzione, si sta andando verso una standardizzazione tra i due sistemi e programmi scolastici?
Sono stati fatti i primi accordi ed ora siamo nella seconda fase degli accordi per migliorare la struttura, i programmi e i testi. Per realizzare testi comuni bisognerà prima standardizzare le strutture e poi i programmi. C’è una sinergia positiva da entrambe le parti per standardizzare i programmi e i testi scolastici, senza rinnegare l’identità e promovendo i valori di ciascuno, in modo tale da realizzare un unico spazio albanofono nell’Europa Sud-Orientale.
Intervista rilasciata per AlbaniaNews il 16 ottobre 2010 a Ravenna dopo l’incontro pubblico sul dialogo interreligioso: “Ama il tuo prossimo: vivere il dialogo nella quotidianità. Esperienza di dialogo in Europa e Vicino Oriente”, organizzato dall’Associazione LIFE e l’Associazione albanese “Madre Teresa”.
Pubblicata il 22 ottobre 2010 nella sezione in lingua albanese di AlbaniaNews. Titolo originale “Malaj: mësimi dhe njohja e gjuhës shqipe, e drejtë që duhet plotësuar edhe në emigrim” .
Tradotto per Albania News da Enxhi Mero.