In Albania è ancora possibile praticare uno “sport” turistico molto interessante, oltre al più comune e classico godimento vacanziero delle coste e dei laghi: la caccia ai tesori nascosti.
Più esattamente si tratta di munirsi di un mezzo di trasporto adatto, meglio se una piccola 4 x 4, un bel paio di scarpe da trekking, una macchina fotografica o, se volete, semplicemente della camera del vostro cellulare, uno zainetto con acqua e qualche fetta di byrek cogli spinaci e poi potete partire nell’avventura alla ricerca del patrimonio storico nascosto da qualche parte fuori dalle località più conosciute, ma spesso anche nei posti più insospettati.
Si può dare la caccia ai ponti in pietra ottomani, torri, strade romane, mosaici del regime, ponti tibetani in ferro e tavole, case-fortezza rurali, cappellette affrescate oppure semplicemente chicche di architettura celate nei centri storici delle città come portali in pietra, colonne, facciate artistiche e manufatti d’antichità.
Non è difficile imbattersi in siti sorprendenti celati fra la vegetazione o in luoghi impervi, spessissimo non segnalati o semplicemente scomodi da raggiungere. L’effetto sorpresa però è assicurato perché una scoperta è sempre sorprendente, specialmente quando avviene senza suggerimenti.
A parte un’indispensabile buona mappa aggiornata, si può contare solo sull’aiuto di qualche indicazione della gente dei luoghi, sempre gentile, a volte timida, spesso incomprensibile ma il più delle volte utile. Ma se dovesse succedere di restare impantanati da qualche parte, tranquilli: c’è sempre qualche angelo sconosciuto che vi tira fuori dai guai.
Nella mia ultima caccia di fine luglio 2019 ho rinvenuto, e poi percorso a piedi per un piccolo tratto, un antichissimo sentiero militare e commerciale lungo la vallata del Shushicë nei pressi del villaggio di Gjorm.
Si è trattato di una scoperta semplice ma felice avvenuta osservando ai lati della sterrata un piccolissimo e seminascosto ponticello imperiale ottomano del XVI secolo per l’attraversamento di una pozza rocciosa.
L’indizio era chiaro; da qualche parte si celava la strada antica! Infatti era là, alle mie spalle, serafica e dignitosa, mimetizzata e quasi occultata nella sua semplicità e fierezza. Tracciata nella roccia da innumerevoli passi umani e animali nel corso dei secoli ha permesso il passaggio delle truppe e dei mercanti durante l’epopea di 5 imperi in epoca storica. Bellissima esperienza da fotografare e mettere nel cassetto dei ricordi.
Anche se a breve la nuova variante stradale in fase di costruzione per il collegamento Valona – Borsh ne occuperà larga parte del tracciato già semi asfaltato ai tempi di Hoxha, è certo che alcuni resti più reconditi conservati nei tratti montuosi, scomodi anche alle ruspe ma non ai viandanti di un tempo, sono sempre là, pronti ad essere riscoperti, documentati, conservati e tramandati.
Buona caccia a tutti!