Cambio di Governo per la Repubblica del Kosovo, è il sesto dalla nascita del neo Stato nel febbraio 2008, il terzo negli ultimi tre anni.
L’ultimo Governo, quello guidato da Albin Kurti (Vetëvendosje – movimento per l’Autodeterminazione del Kosovo) è durato poco più di 100 giorni, sfiduciato dal partner della coalizione LDK (Lega democratica del Kosovo) che ora, dopo essere stato legittimato della Corte Costituzionale, ha formato il nuovo Governo.
Nelle ultime elezioni parlamentari tenutesi nell’ottobre 2019 Vetëvendosje aveva vinto con il 26% dei voti, con un minimo distacco dal LDK che si posizionava secondo con il 24%. I due partiti avevano formato “la coalizione del cambiamento” la quale però fin dall’inizio sembrava fragile con orientamenti politici differenti, ed è infatti proprio dalla coalizione che è nata la crisi.
Dopo la sfiducia del Governo avvenuta il 25 marzo, il Presidente Thaçi aveva dato diritto al secondo partito LDK di formare il nuovo governo; il decreto era stato da subito contestato da Vetëvendosje dato che in situazioni analoghe, nel 2010 e nel 2017, dopo la sfiducia di Governo il Presidente aveva annunciato nuove elezioni. In questo caso Thaçi ha invece deciso di decretare un nuovo Primo Ministro senza passare prima dal voto, alimentando le critiche nei suoi confronti che lo vedono uscire dal suo ruolo di Presidente apolitico e unitario, diventando invece attore attivo che a gamba tesa è entrato nel vivo della politica kosovara. Contestata anche la Corte Costituzionale che ha interpretato in maniera diversa situazioni praticamente identiche, giudicata imparziale e corrotta.
La democrazia in Kosovo invece che rafforzarsi sembra indebolirsi anno dopo anno, rafforzando invece le critiche di corruzione e clientelismo che da sempre accompagnano la politica del Paese. Il nuovo Governo capitanato da Avdullah Hoti (LDK) è stato votato con appena 61 voti, cioè la maggioranza + 1.
L’ultimo voto decisivo, quello del deputato Haxhi Shala (NISMA), è stato assicurato alla maggioranza solo ieri sera, dopo che il Presidente Thaçi e l’ex primo ministro Haradinaj si sono presentati a casa sua convincendolo a votare per il nuovo governo. L’interferenza del Presidente è stata valutata negativamente dalla Relatrice del Parlamento Europeo per il Kosovo Viola von Cramon , la quale ha dichiarato che l’azione del Presidente rappresenta un segnale negativo per il ruolo del Parlamento che ne esce minato nella sua integrità.
Oltre alle vecchie figure politiche parte decisiva del Governo saranno anche i 10 deputati serbi che hanno deciso di far parte della nuova legislatura, con Goran Rakiq come vice Primo Ministro. Il partito “Lista Srbska” è apertamente dipendente dal Governo di Belgrado, e in diverse occasioni Rakiq ha dichiarato di non accettare l’indipendenza del Kosovo.
L’antagonismo tra Kurti e Thaçi sembra essere la principale causa degli ultimi avvenimenti politici del Kosovo; entrambi animano la vita politica del Kosovo da vent’ anni, ma le loro posizioni si sono inasprite da quando Kurti è entrato a far parte del Governo. Thaçi, ex comandante dell’UCK (esercito di liberazione del Kosovo) è stato a capo del Governo dal 2008 al 2014, e dal 2016 è Presidente del Kosovo. Kurti ha accusato negli anni Thaçi di essere un personaggio politico corrotto e concentrato sui propri interessi personali, colpevole insieme al suo partito PDK (Partito Democratico del Kosovo) della precaria situazione socio-economica del Paese. Ultimamente Thaçi è stato accusato da più fronti di voler ridefinire i confini del Kosovo in un possibile prossimo accordo di Pace tra Kosovo e Serbia, accordo fortemente voluto dagli USA e UE. In diverse occasioni Thaçi ha parlato di possibile “sacrificio” del territorio Kosovaro a favore di una pace duratura con la Serbia, riaprendo scenari politici che non si vedevano da oramai vent’anni nei Balcani.
Gli USA sembrano molto interessati ad un accordo di Pace tra i due paesi, soprattutto in prospettiva delle nuove elezioni presidenziali a novembre. L’inviato speciale del Presidente Trump in Kosovo, Richard Grenell, spinge da oramai più di un anno Kosovo e Serbia verso un accordo che dovrebbe essere firmato nel famoso “Giardino delle Rose” della Casa Bianca dove nel ’94 furono firmati gli accordi tra Israele e Giordania. Un accordo del genere potrebbe risultare molto proficuo per la riabilitazione della figura di Trump, che dopo gli ultimi avvenimenti negli USA sembra sceso nei sondaggi.
I rapporti tra Grenell e l’oramai ex primo ministro Kurti si era irrigiditi significatamene dopo che quest’ultimo non aveva seguito le indicazioni di Grenell riguardo la tassa del 100% sui prodotti serbi inserita da Haradinaj durante il suo governo. Grenell aveva chiesto che la tassa venisse tolta definitivamente in modo da riaprire il dialogo con la Serbia facilitandone un accordo finale. Kurti rifiutandosi e introducendo invece una politica basata sulla reciprocità era stato accusato dalla politica kosovara di minare i rapporti con gli USA, definito dallo stesso Presidente Thaçi come traditore. A differenza di Kurti il neo Primo Ministro Hoti ha annunciato che tra le sue prime decisioni ci saranno l’eliminazione della reciprocità commerciale e il rilassamento dei rapporti con gli USA.
Anche l’UE chiede a gran voce la riapertura del dialogo tra Kosovo e Serbia, auspicando una normalizzazione dei rapporti tra i due Stati e una maggiore stabilità nei Balcani. La fiducia delle istituzioni kosovare nei riguardi dell’UE è diminuita drasticamente negli ultimi anni, dopo i fallimentari incontri guidati dall’ex Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini. La mancata fiducia verso l’UE è alimentata anche dal fatto che il Kosovo rimane l’unico Stato entro i confini territoriali europei senza la possibilità di movimento nella zona Schengen, lasciando i suoi cittadini rinchiusi e incattiviti in un paese che offre poche prospettive per il futuro, fragile economicamente e socialmente.
Dopo l’elezione del nuovo Governo i cittadini del Kosovo si sono mossi protestando a gran voce davanti al Parlamento contro quella che per molti è una casta di politici che controllano il paese. Venerdì sono previste proteste nella capitale Prishtina durante le quali si prospetta un’affluenza significativa.
Intanto il partito di Kurti, Vetëvendosje, ha superato il 50% dei consensi negli ultimi sondaggi, diminuito invece il supporto per gli altri partiti e soprattutto per il Presidente Thaçi. Vetëvendosje ha anche intrapreso una raccolta firme per richiedere le elezioni anticipate, che ha già superato quota 50 mila.