E’ uscito in questi giorni la nuova raccolta di poesie di Mario Calivà dal titolo “Oltre l’oblio della voce” (Navarra Editore). All’interno del volume una poesia in lingua arbëreshe e una in lingua albanese dedicata a Giorgio Kastriota Skanderbeg.
L’autore spiega:
In Oltre l’oblio della voce, si pone l’accento su una questione: i versi esulano dal vero e proprio flatus vocis dell’uomo, poiché sono immortali. Mentre la voce è assoggettata alla finitezza di un corpo che, insperabilmente faticosamente e senza nessuna speranza, cerca di resistere all’ineluttabile tempo.
Le poesie di questa silloge vogliono a nudo ciò che l’esistenza offre in ogni suo frangente. Il poeta deve essere pronto a cogliere l’ispirazione. Quando questo avviene, nel silenzio della poesia, viene messo a nudo il rapporto effimero tra l’uomo e il divino.
L’ispirazione dalla quale muovono queste poesie è varia: ci sono espliciti riferimenti alle stelle, alla luna, ai paesaggi del mondo: tutti elementi che non comunicano con una voce ma con la sola presenza che si colloca in un livello prelinguistico.
Vengono descritti i boati del mondo (non le voci) dove, a differenza del cielo che non mente, quasi tutto porta una maschera. Poiché la poesia rappresenta un’elevazione dalle cose terrene, non può essere espressa dalla nuda voce dell’uomo, ma solo dai versi del poeta che solo dopo la loro incisione possono diventar voce che interpreta ma mai voce creatrice.
Le poesie in lingua arbëreshe e albanese vogliono celebrare la varietà culturale dell’autore.